Città di Vicenza

Palazzo Iseppo Porto Festa (Vicenza)

Aggiornato al: 09/08/2021

Contrà Porti, 21
36100 Vicenza

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Descrizione storico-architettonica

Il palazzo che il nobile Iseppo Porto decise di costruire, verso la metà degli anni Quaranta del Cinquecento, in luogo di una precedente residenza tardogotica, sorge verso l’estremità settentrionale di contrà Porti, in posizione non distante dal sito dove, alcuni anni prima, i cognati Marcantonio e Adriano Thiene avevano intrapreso il grandioso programma di ristrutturazione della loro residenza urbana.

E’ un edificio a due piani con soprastante attico, cui si accede attraverso un notevole atrio a quattro colonne coperto da volta a crociera.

Il piano terra, configurato a bugnato gentile, presenta ai due lati del portale tre finestre rettangolari sotto lunette, con mascheroni nelle chiavi; il piano nobile è scandito da semicolonne ioniche in sette campate, con altrettante finestre a edicola dai timpani alternati, che si affacciano su balconcini poco sporgenti chiusi da balaustre. Sul piano attico si aprono finestre quadrate comprese tra pilastri; sui due centrali e su quelli d’estremità sorgono statue onorarie della famiglia Porto.

La paternità palladiana del progetto è suffragata dall’inserimento nei Quattro Librie da diversi disegni della raccolta R.I.B.A. di Londra, riferiti dalla critica a studi e ipotesi progettuali del palazzo.

Da tali fonti si deduce che il palazzo doveva comporsi di due corpi di fabbrica simmetrici entrambi rivolti su strade, contrà Porti e contrà Stalli, tra i quali doveva collocarsi un ampio cortile quadrato con un peristilio di colonne giganti; di tale progetto ha trovato realizzazione solo il corpo su contrà Porti.

Il Palazzo costituisce una delle prime realizzazioni palladiane in città compiute dopo i primi soggiorni romani; se ne riconoscono gli effetti nell‘influsso della visione bramantesca, in particolare il ricorso allo schema della cosiddetta Casa di Raffaello, con l’ordine architettonico sovrapposto al piano terra bugnato, e in una concezione più grandiosa e monumentale, rispetto a precedenti come palazzo Civena, manifestata in particolare nell’atrio a quattro colonne, cui Palladio ricorre qui per la prima volta, e nell’idea non più realizzata del cortile porticato con l’ordine gigante, che denota evidenti riferimenti all’architettura romana antica e a Michelangelo.

L’inquadramento cronologico dell’intervento è stato alquanto dibattuto, ma recentemente la genesi del progetto è stata collocata intorno al 1546. La realizzazione risulta compiuta in gran parte nel 1549, mentre sono attestate opere di completamento, comprese le decorazioni interne, fino al 1552.

Le statue dell’attico sono attribuite a Lorenzo Rubini. Ai lavori di decorazione interna hanno partecipato per gli affreschi Paolo Veronese, ma il suo intervento è andato perduto probabilmente nell’Ottocento, e Domenico Brusasorci (cui si deve la Caduta dei Giganti in una sala del piano terreno) e il Ridolfi per gli stucchi. Nel Settecento è intervenuto nelle decorazioni del salone anche Giambattista Tiepolo. Gran parte degli affreschi del Tiepolo sono stati strappati e sono custoditi all’Art Museum di Seattle.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)