Città di Vicenza

Casa Cogollo

Aggiornato al: 09/08/2021

Corso Palladio, 167
36100 Vicenza

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Iscritta nella WHL dal 1994

Descrizione storico-architettonica

La casa sorge all’estremità orientale di corso Palladio, nei pressi della salita di Santa Corona. Tradizionalmente il palazzetto era ritenuto la casa del Palladio, ma in seguito è stato accertato che fu in realtà abitazione del notaio Cogollo.

Il piccolo edificio è composto da una breve facciata a due piani e soprastante attico. Al piano terreno si accede al portico attraverso un arco mediano, affiancato da due aperture rettangolari minori la cui cornice prosegue fino all’imposta dell’arco, in modo da costituire uno schema a serliana; sui pilastri di separazione fra le tre aperture si addossano semicolonne ioniche, sopra le quali aggetta fortemente la trabeazione. Piccoli riquadri ciechi si collocano sopra i vani laterali.

Al piano nobile si elevano, in corrispondenza delle semicolonne inferiori, due semipilastri corinzi scanalati, che racchiudono un largo riquadro cieco, sopra il quale la trabeazione presenta un risalto più attenuato rispetto all’ordine inferiore; ai fianchi si aprono due alte finestre con balaustre, legate al riquadro centrale dalle modanature dei davanzali. La facciata è conclusa da un alto attico illuminato da due finestre quadrate in asse con le sottostanti e da un rilevato cornicione dentato. Entro tutte le superfici libere la facciata era decorata da affreschi di Giovanni Antonio Fasolo, in parte recuperati dopo lungo degrado in occasione del recente restauro.

Casa Cogollo è un edificio preesistente rinnovato sui modi tipici del classicismo cinquecentesco, inserito entro il contesto urbanistico senza soluzione di continuità. Pietro Cogollo, originario dell’omonimo paese dell’alto vicentino, a seguito della domanda presentata nel 1559 al Consiglio dei Cinquecento per ottenere la cittadinanza vicentina, venne obbligato a sistemare degnamente entro tre anni la facciata della sua nuova casa; l’intervento all’esterno si concluse nel termine previsto, ma i lavori nell’edificio proseguirono presumibilmente fino al 1566. Gli affreschi furono compiuti dal Fasolo probabilmente intorno al 1567.

Non esistono prove documentali dell’attribuzione a Palladio dell’intervento, ma  la sua paternità è accettata dalla maggior parte degli studiosi. Infatti, nel panorama artistico della Vicenza di quegli anni non può che ricondurre esclusivamente a lui la genialità della soluzione elaborata, contraddistinta da una forte enfatizzazione dell’asse mediano per tenere conto della presenza all’interno di un camino, e conseguita con il ricorso a elementi architettonici classici combinati con sicura padronanza, tanto da conferire monumentalità a un fronte di dimensioni contenute.

Una radicale ristrutturazione dell’ala settentrionale venne compiuta nella seconda metà del Settecento probabilmente sotto la direzione di Enea Arnaldi.

A questo periodo risalgono anche la realizzazione dello zoccolo e i tre gradini sotto al portico, a seguito dell’abbassamento della quota stradale, nonché alcune trasformazioni nel passaggio tra il portico e il cortile, come l’oculo ovale e la piccola porta architravata nella parete di fondo del portico, i due fornici minori ai lati dell’arcone che precede il cortile e il pavimento di quest’ultimo in trachite.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)