Città di Vicenza

Villa Piovene Porto Godi (Lonedo di Lugo di Vicenza - VI)

Aggiornato al: 09/08/2021

via Palladio, 51
Lugo di Vicenza (VI)

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Iscritta nella WHL dal 1996

Descrizione storico-architettonica

La villa sorge sulle pendici del colle di Lonedo, poco più in alto di villa Godi, introdotta dal bel cancello settecentesco, dal quale una  lunga scalinata monumentale, che attraversa il giardino in declivio sistemato a terrazze, conduce dinanzi all’edificio.

Il corpo dominicale è rettangolare a tre livelli (piano terra, piano nobile e sottotetto); si affiancano ai lati due lunghe barchesse aperte da un portico dorico, con oculi ellittici sul fregio della trabeazione.

Sul fronte principale risalta un imponente pronao ionico esastilo, elevato su un basamento alto quanto il piano terra e coronato da un timpano ornato da statue, che reca al centro uno stemma nobiliare. Vi si accede tramite una scala a doppia rampa che immette nell’intercolumnio centrale, mentre quelli laterali sono protetti da balaustre. Sui voltatesta del pronao, aperti da arcate, prosegue il cornicione a modiglioni che corona l’edificio per tutto il perimetro, e che è interrotto solo dalla trabeazione sopra le colonne del fronte.

I settori laterali della facciata sono scanditi da tre assi di finestre ciascuno, due appaiati in prossimità della loggia e il terzo distanziato alle estremità, tra i quali si snoda un’ampia porzione muraria piena.

L’austero prospetto posteriore è impaginato con una serie ordinata di assi di semplici aperture rettangolari disposti simmetricamente.

La pianta del piano nobile si impernia su un lungo salone passante, ai cui lati si sviluppano due appartamenti simmetrici di tre stanze.

In prossimità del recinto della villa sorge la chiesetta tardogotica dedicata a san Gerolamo, che reca impressa la data 1496.

L’attribuzione della villa a Palladio, che non la pubblica nel suo trattato, rimane a tutt’oggi una questione controversa; gli studiosi si suddividono anche in merito alla cronologia delle fasi costruttive della villa, determinanti per stabilire l’eventuale apporto palladiano. E’ assodato che negli anni trenta del Cinquecento i Piovene disponessero nella tenuta di Lonedo di una preesistente casa domenicale, forse coeva alla chiesetta del 1496. Una parte della critica ha ipotizzato che intorno al 1539-40, nell’intento di emulare la vicina impresa architettonica della famiglia Godi, i Piovene abbiano incaricato Palladio di progettare anche per loro un  nuovo edificio, o di rinnovare quello preesistente. Tale ipotesi si fonda su alcune corrispondenze con la vicina opera palladiana, come la distribuzione delle aperture, il cornicione a modiglioni, l’impostazione della pianta con due appartamenti ai lati di una sala passante.

La villa, in una registrazione fiscale effettuata non prima del 1554, presenta un valore contenuto, per cui doveva trattarsi di un edificio di dimensioni inferiori rispetto a quello pervenutoci. Il committente dell’intervento resta di difficile identificazione, perché fino al 1539 era proprietario Battista Piovene il quale, morto in quell’anno, lasciò la proprietà indivisa ai figli, che solo nel 1554 si spartirono i beni paterni, assegnando la villa di Lonedo a Tommaso Piovene.

Questi promosse alcune operazioni sulla viabilità del fondo intorno al 1575, anno nel quale potrebbe aver avuto inizio anche l'ampliamento dell'edificio. Tale nuova fase edilizia proseguì certamente doppo la morte di Tommaso avvenuta nel 1578 e fu completata dai figli nel 1587, come attesta un'iscrizione leggibile sulla trabeazione del pronao, realizzato in quella fase. Un eventuale intervervento di Palladio in tale operazione appare poco credibile, per via dell'improprio attacco del colonnato ionico con il cornicione dell'edificio e per le incongruenze della pianta; al limite, come sostengono alcuni studiosi, può ipotizzarsi l'esecuzione postuma di un disegno palladiano da parte di maestranze inesperte.

Significative trasformazioni interessarono il complesso nel corso del Settecento, con il decisivo apporto dell’architetto Francesco Muttoni. Al 1703 risale il cancello d’ingresso; in concomitanza fu sistemata la scalinata che sale alla villa e definito l’assetto del giardino antistante. Nel 1740 furono realizzate le barchesse porticate e, forse, la scala a doppia rampa che sale al pronao. Infine, agli inizi dell’Ottocento, a opera dell’architetto Antonio Piovene, sorse dietro la villa un parco di gusto romantico, con grotte naturali, sorgenti e grandiose alberature, la cui ricchezza accresce la valenza paesaggistica del complesso, già esaltata dalla rilevante posizione panoramica.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)

 

Vedi anche Itinerario delle ville del Palladio: l'alto vicentino