Città di Vicenza

Cappella Valmarana in S. Corona

Aggiornato al: 09/08/2021

Chiesa S. Corona
Contrà Santa Corona
36100 Vicenza
VISITABILE (verifica modalità)

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Iscritta nella WHL dal 1994

Descrizione storico-architettonica

La cappella si apre nella cripta della chiesa di Santa Corona.

Il piccolo spazio, di contenute dimensioni ma di respiro monumentale, è costituito da un vano mediano biabsidato ai lati e coperto da una volta a crociera; quattro lesene corinzie, piegate a libro, si trovano agli angoli dello spazio centrale e reggono una cornice modanata, sulla quale si imposta una volta a crociera. Le absidi sono coperte da semplici catini.

L’altare è inquadrato da un’edicola retta da due semicolonne corinzie e conclusa da un timpano triangolare.

Tutto il perimetro della cappella è unificato, a diverse quote, da fasce di pietra: la prima, partendo dal basso, all’altezza delle basi delle lesene, la seconda in corrispondenza della mensa dell’altare e dei piedistalli delle semicolonne dell’edicola, l’ultima all’altezza del collarino delle medesime semicolonne.

La luce entra da quattro oculi rotondi, aperti nei pennacchi degli archi che introducono alle absidi laterali, e da due finestre rettangolari aperte sul fondo delle absidi stesse.

Le tessiture murarie e i fusti delle paraste sono in laterizio, mentre le basi e i capitelli sono in pietra. Originale il pavimento cinquecentesco in cotto bicromo.

La cappella venne progettata nel 1576 da Andrea Palladio per Antonio Valmarana, figlio di Giovanni Alvise e Isabella Nogarola committenti del palazzo palladiano in corso Fogazzaro. I Valmarana avevano avuto in concessione la cripta sotterranea della chiesa di Santa Corona sin dalla sua costruzione, avvenuta nel 1482.

La volontà di erigere la cappella era stata esplicitata nel testamento del nobile vicentino scritto nel 1575, l’anno precedente alla morte. Il monumento venne però realizzato solo nel 1597 dal fratello Leonardo, che vi venne sepolto per propria disposizione nel 1613. Il fatto che sia Leonardo l’esecutore materiale delle volontà del fratello è provato da due iscrizioni presenti nella cappella con la datazione 1597, una nel fregio piatto della trabeazione, l’altra nella lapide presente nel pavimento.

L’esecuzione postuma è stata attribuita dagli storici a Pietro da Nanto, ma potrebbe assegnarsi a Francesco Albanese e al figlio Gianbattista, probabili realizzatori dell’altare. Il tabernacolo è di età seicentesca.

La cappella si ispira ai monumenti funerari romani, e presenta evidenti analogie con quelle della chiesa del Redentore a Venezia. L’impronta palladiana è evidente nell’articolazione dello spazio, dilatato dalle due absidi laterali secondo un’impostazione rigorosamente geometrica, e nell’eleganza dell’edicola con timpano triangolare.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)