Città di Vicenza

Villa Godi Malinverni (Lonedo di Lugo Vicentino - VI)

Aggiornato al: 09/08/2021

via Palladio, 44
Lugo di Vicenza (VI)
www.villagodi.com

VISITABILE (controlla modalità)

 

 

Iscritta nella WHL dal 1996

Descrizione storico-architettonica

Il complesso architettonico di villa Godi sorge sulle pendici del colle di Lonedo, raggiungibile dalla strada che sale dall’abitato di Lugo. Si compone del corpo dominicale, affiancato da due ali in posizione arretrata, e da un gruppo di fabbricati rurali, tra cui una barchessa, separati e posti a nord. Gli spazi esterni sono organizzati a giardino: con margine semicircolare quello che fronteggia l’edificio principale e che si allarga, a forma rettangolare, dinanzi all’ala destra; pure a emiciclo quello pensile situato nella parte posteriore del complesso.

L’edificio principale è a pianta rettangolare, e si compone di un blocco mediano più elevato e due corpi laterali simmetrici. In facciata il settore centrale arretra al livello del piano nobile, e si apre con una loggia a tre arcate, cui si accede da una scala assiale a rampa unica, che conduce a due terrazzine laterali con balaustre, sotto le quali, al piano terra, si trova un portico. I due blocchi laterali presentano ognuno quattro assi di aperture, appaiati al centro e isolati alle estremità, intervallati da tratti murari pieni corrispondenti ai camini, di cui emergono in sommità le canne fumarie.

Il fronte posteriore, viceversa, propone l’avanzamento del corpo centrale, aperto all’altezza del piano nobile da una semplice serliana.

La pianta della villa si impernia, in corrispondenza del corpo mediano, sulla successione della loggia e del salone passante, cui si affiancano due appartamenti uguali di quattro stanze ciascuno.

Le ali arretrate affiancate alla villa presentano lunghezze diverse: quella di sinistra, a tre arcate, è conforme al disegno originario; la destra, più allungata, è aperta al centro da cinque arcate.

Il gruppo di rustici a nord comprende un basso fabbricato, una barchessa con portico dorico e una torre colombara.

La villa rappresenta la prima opera certa progettata da Palladio, che la pubblica nei Quattro Libri, regolarizzando tuttavia nella tavola la planimetria del complesso e modificando anche la composizione dei volumi e della facciata.

I lavori di ristrutturazione della proprietà, ove probabilmente sorgevano già dei fabbricati, erano stati avviati nel 1533, per volontà di Enrico Antonio Godi, con la costruzione della barchessa di nord, che reca tale data nel portico. L’incarico era stato commissionato alla bottega di Gerolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza,  all’interno della quale il giovane Palladio operava come specialista per l’architettura.

E’ accertato, invece, che il progetto del corpo padronale sia stato affidato direttamente e autonomamente a Palladio intorno al 1537, da  parte di Girolamo Godi, figlio di Enrico Antonio, frattanto morto nel 1536. L’edificio risultava compiuto nel 1542, come attesta l’iscrizione presente sopra il vano centrale della loggia, e come si ricava da una denuncia d’estimo di quell’anno.

La villa rappresenta, dunque, la prima tappa della ricerca palladiana volto a definire una nuova tipologia di residenza in campagna, che coniugasse la funzionalità e la razionalità dell’impianto con un’immagine architettonica innovativa, per la cui elaborazione egli disponeva ancora di limitati riferimenti culturali (da cui il carattere sobrio e severo dell’edificio), essendo appena avviato a quel tempo il suo percorso formativo patrocinato dal Trissino. Risulta comunque evidente una revisione del tipo della villa – castello, dall’aspetto fortificato, ereditato dalla tradizione locale quattrocentesca, che Palladio apre invece alle amenità del sito e del paesaggio, ispirandosi alle descrizioni letterarie delle antiche ville romane.

Negli anni 1549-52 troviamo ancora Palladio impegnato a villa Godi, incaricato di impostare gli apparati decorativi degli interni, di cui definì le partiture architettoniche, come documenta un disegno autografo custodito in Inghilterra a Chatsworth (Devonshire Collections, Chiswick 37), che risale attorno al 1550; in quella circostanza potrebbe essere stata ricavata la serliana in fondo al salone, in luogo della finestra termale originariamente prevista. Subito dopo, inoltre, Palladio intervenne nel giardino posteriore, cui conferì la forma a emiciclo ispirata al bramantesco cortile del Belvedere in Vaticano, e al centro del quale collocò l’elegante vera da pozzo che reca la data del 1555.

La campagna decorativa della villa, i cui artefici sono citati da Palladio nel trattato, fu avviata da Gualtiero Padovano, che affrescò la loggia e le sale a destra, lasciando incompleta quella dei Trionfi, per il sopraggiungere della morte nel 1552. L’opera fu proseguita, tra il 1561 e il 1565, da Giovan Battista Zelotti, che intervenne nel salone e nell’ala sinistra, affiancato da Battista Moro.

Nell’ultimo quarto del Cinquecento fu realizzato il lungo corpo destro annesso alla villa, e nel corso del Seicento fu ampliato lo spazio antistante l’edificio e realizzato il giardino anteriore.

Negli ultimi decenni sono stati compiuti rilevanti interventi conservativi, grazie ai quali la villa si trova attualmente in buone condizioni.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)

Vedi anche Itinerario delle ville del Palladio: l'alto vicentino