Città di Vicenza

Villa Trissino Trettenero

Aggiornato al: 02/08/2023

Strada Marosticana, 6
36100 Vicenza
www.villatrissino.com

 

Villa iscritta nella WHL dal 1994
 
 
 
 
Descrizione storico-architettonica

La villa sorge ai margini dell’espansione urbana settentrionale di Vicenza, nel mezzo di una vasta area agricola, prossima all’alveo del fiume Astichello, che include anche dei rustici.
L’edificio è costituito, a seguito delle diverse trasformazioni intervenute nel corso della sua storia, da un blocco parallelepipedo a due livelli, chiuso agli angoli da torrette rettangolari più elevate, che si ergono su uno zoccolo a scarpa, e mostrano sui fronti esterni tre finestre rettangolari allineate lungo un asse verticale.
Il fronte principale, rivolto a sud-ovest, presenta tra le due torrette un settore centrale a due ordini, ciascuno dei quali è scandito da lesene in cinque partiti architettonici, dei quali i tre centrali sono più ampi di quelli d’estremità. L’ordine inferiore, ionico, si caratterizza per un portico a tre arcate aperte nei partiti centrali, ed è concluso ai due estremi da piccole finestre ad arco con soprastanti oculi circolari. Le lesene, a questo livello, sono scanalate, si sviluppano su alti plinti e reggono una trabeazione con fregio liscio.
L’ordine superiore, corinzio, reca finestre in asse con le sottostanti arcate (con frontone circolare quella centrale, triangolare le due laterali), mentre i due partiti estremi ospitano nicchie con statue. La cornice della trabeazione presenta una fascia a dentelli e, in sommità, protomi leonine in asse con le lesene. Nelle torrette della facciata, tra il secondo e il terzo livello, sono posti stemmi lapidei.
Il settore centrale del fronte posteriore è scandito da tre assi di aperture rettangolari distribuite su tre livelli; le aperture dei prospetti laterali, invece, sono disposte in modo asimmetrico. A differenza della facciata, gli altri tre fronti non presentano alcuna articolazione architettonica.
La scansione della facciata corrisponde all’impianto planimetrico, che nel settore centrale è definito dalla successione lungo l’asse mediano della loggia, del vestibolo (fiancheggiato da vani minori) e di una sala rettangolare trasversale, da cui si accede lateralmente ai due appartamenti disposti sui fianchi della villa, e formati dalla sequenza di tre sale di pari larghezza ma di diversa profondità (rettangolare lunga, quadrata e rettangolare corta).
Villa Trissino è l’unico edificio appartenente al sito riconosciuto dall’UNESCO in cui Andrea della Gondola non risulta intervenire come architetto, ma assume rilevanza in quanto il committente dell’intervento è quel Giangiorgio Trissino, personaggio di spicco nel panorama culturale di Vicenza dell’epoca, grazie al quale il giovane scalpellino fu introdotto allo studio di Vitruvio e alla conoscenza dell’architettura classica, assunse il colto soprannome di “Palladio”, e ottenne protezione e sostegno adeguati per emergere come architetto di talento e di cultura.
La villa, da poco realizzata in forme tardogotiche con le due torrette in facciata, era stata acquistata nel 1482 da Gasparo Trissino, padre di Giangiorgio. Questi, ereditato il bene, promosse nel 1537 un suo rinnovamento in chiave classica, con l’inserimento del doppio ordine in facciata, del quale è stato ritenuto anche l’ideatore.
Più plausibile appare l’ipotesi dell’attribuzione dell’intervento a Sebastiano Serlio, per via del carattere aulico dell’impaginazione proposta, ispirata alla raffaellesca Villa Madama, non riconducibile alle capacità del Trissino, dilettante di architettura, né allo stesso Palladio, non ancora dotato a quella data di una matura conoscenza ed esperienza del linguaggio classico. Un’incisione contenuta nel Quarto Libro del Serlio ripropone una scansione analoga a quella di villa Trissino, non solo negli elementi architettonici ma anche nei rapporti proporzionali, con le due campate estreme più strette delle tre centrali; pertanto è probabile che il Serlio, presente in Veneto in quegli stessi anni, abbia fornito il disegno, poi realizzato, con alcune discrepanze esecutive di dettaglio, da maestranze locali. L’intervento, di portata limitata, risulta concluso nel 1538.
A fine Settecento l'architetto vicentino Ottone Calderari interviene sull'edificio. Nei primi anni del Novecento, una seconda campagna di lavori cancella le ultime tracce della fabbrica gotica. A partire dal 1898, per volontà del conte Sforza della Torre, furono eliminati un camino, decorazioni pittoriche e stipiti di porte che costituivano le ultime testimonianze dell’edificio gotico. Inoltre, furono sopraelevate le estremità del prospetto posteriore, per simulare due torrette analoghe a quelle di facciata.
Nel corso della campagna di restauri recentemente effettuata, sono stati ritrovati dentro una porta tamponata alcuni resti (colonnina e capitello tardogotici) forse appartenuti al camino demolito.

(fonte parziale: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)

 

Scheda opera (Palladio Museum)

Scheda catalogo IRVV

Pubblicazioni

 
 
 
 
 
Vedi anche Itinerario delle ville del Palladio: le ville del basso vicentino e della bassa padovana