“Premio Città di Vicenza”: assegnati nove riconoscimenti durante la cerimonia al Teatro Olimpico

Sindaco Possamai: «Proseguiamo con la creazione di un percorso che valorizza anche il patrimonio immateriale costituito da persone e associazioni e ne lasceremo memoria a chi arriverà dopo di noi»
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07/09/2025

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  • Comunicato stampa
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Descrizione

Si è aperta con l’esecuzione dell’inno di Mameli la cerimonia del “Premio Città di Vicenza”. Con la seconda edizione il premio è stato attribuito a nove personalità o associazioni: tre hanno ottenuto la medaglia d’oro, sei la medaglia d’argento.

Il sindaco Giacomo Possamai ha aperto la cerimonia: «Più di un anno fa, quando abbiamo deciso di riproporre quella che per anni è stata una tradizione per la città, il Premio città di Vicenza, ci siamo resi conto che rileggere i nomi delle personalità e delle associazioni premiate fino agli anni ‘90, quando l’iniziativa si è interrotta, era un modo per ripercorrere la storia della città, di una comunità. La nostra città, quindi, non deve essere identificata esclusivamente con il suo patrimonio monumentale, anche se è comprensibile come questa relazione sia naturale in particolare quando ci troviamo, come accade oggi, nel teatro coperto più antico al mondo. Dobbiamo valorizzare anche il patrimonio immateriale, costituito da ciò che viene creato, da persone e associazioni. Ed è quello che abbiamo ripreso a fare istituendo nuovamente il Premio città di Vicenza con cui vengono assegnati riconoscimenti ai cittadini e alle associazioni che si sono distinti. Proseguiamo così con la creazione di un percorso che sarà composto dalle esperienze di tante persone e ne lasceremo memoria a chi arriverà dopo di noi».

La medaglia d’oro è stata consegnata a Giorgio Sala, alla contessa Caroline Motte Marzotto, a Bepi De Marzi.

Una targa d’argento è stata attribuita alla memoria, a Vladimiro Riva e consegnata al figlio Vladi Riva. La targa d’argento per la cultura è stata consegnate a Mariapia Veladiano. La targa per le donne è stata attribuita all’Associazione Donna Chiama Donna per il progetto “La valigia di Caterina” e ritirato dalla vicepresidente Laura Zanichelli. La targa d’argento per la solidarietà è andata a “Fondazione San Bortolo” ed è stata ritirata dal presidente Francesco Scanagatta accompagnato dai membri del consiglio direttivo Paola Ferretto e Adriana Maltauro. Infine la targa d’argento per la sostenibilità è stata consegnata a Matteo Ward e quella per lo sport a Marta Giaretta.

Durante cerimonia, condotta da Sara Pinna e moderata da Antonio Di Lorenzo, sono stati eseguiti, oltre all’inno nazionale, due brani musicali dal coro “Iter Novum” diretto da Serena Peroni con accompagnamento al pianoforte di Lucia Piccoli: Signore delle Cime e Ora la pace di Bepi De Marzi.

Hanno assistito alla cerimonia anche una ventina di sindaci e rappresentanti dei Comuni della provincia.

Motivazioni premiati 2025

Medaglia d’oro di cittadino benemerito

a Giorgio Sala

Novantasette anni, la sua vita è spesa nell’impegno civico e politico a favore prima di tutto della sua città ma anche di altre istituzioni regionali, dal Consiglio regionale alla Biennale di Venezia, ente nel quale ha ricoperto la carica di segretario generale. Ma è anche giornalista ed è stato direttore de “La Voce dei Berici” negli anni Novanta.

In giunta comunale già quasi settant’anni fa con il sindaco Antonio Dal Sasso, ne è stato il successore alla sua morte improvvisa nel 1962, restando sindaco per tredici anni fino al 1975. Non furono anni semplici (il cosiddetto “miracolo” arriverà a Vicenza solo con gli anni Settanta) bensì caratterizzati da alcune intuizioni sulle quali viviamo ancora oggi. La politica di espansione scolastica (erano anni in cui l’esplosione demografica aveva creato i doppi turni pomeridiani nelle poche scuole), la politica di espansione nei quartieri con i piani Peep, di edilizia economica e popolare; fu lui a chiudere nel 1973 corso Palladio al traffico privato e fu sempre lui che acquisì alla città parco Querini nel 1971. Lanciò la “Primavera a Vicenza”, creò la zona industriale e trasferì la Fiera dal Giardino Salvi appunto in zona industriale.

È con animo grato che Vicenza, per questo suo lungimirante impegno, gli consegna la medaglia d’oro dei cittadini benemeriti.

Medaglia d’oro di cittadina benemerita

a Contessa Caroline Motte Marzotto

Proveniente da una famiglia di industriali tessili del nord est della Francia, la contessa Caroline è diventata vicentina di adozione grazie al suo matrimonio con l’imprenditore Paolo Marzotto. S’è subito stabilito un legame speciale, tant’è che Caroline sostiene di essere una tifosa della città, nel senso che deve puntare in alto. Ha sempre spinto tutti a realizzare obiettivi importanti, perché – sostiene – la città deve tagliare traguardi internazionali. Soprattutto in campo culturale, che è il suo mondo.

Ma Caroline Motte Marzotto non s’è limitata allo sprone, bensì ha agito in prima persona sostenendo molte attività a Vicenza, come del resto fa in altre città e in altri Paesi.

Ha fatto restaurare la pala del Bellini a Santa Corona per ricordare il marito scomparso e a lui ha intitolato una borsa di studio alla “Cattolica” di Milano. Di recente ha ricevuto la medaglia d’oro Mayte Spinola a Madrid, il suo volto è apparso sui grattacieli a Times Square da una New York riconoscente.

Caroline Motte Marzotto incarna la figura della mecenate a tutto tondo. Le attività culturali sostenute a Vicenza sono innumerevoli: dal Fai alle Settimane Musicali all’Olimpico; dalla Fenice di Venezia alla Budapest Festival Orchestra di Ivan Fischer, dalla Fondazione Mozarteum di Salisburgo a “Salute solidale” di Vicenza, dalla Fondazione Airc alla Società del Quartetto e all’Orchestra del teatro Olimpico. E l’elenco potrebbe continuare…

Con questa medaglia Vicenza desidera esprimere la sua riconoscenza a una cittadina che ha mostrato solidarietà e attenzione verso molte dimensioni sociali della città.

Medaglia d’oro di cittadino benemerito

a Bepi De Marzi

Musicista, direttore di coro, insegnante, organista e soprattutto compositore. Era “Bepin fornaro” per via del negozio del nonno; era anche il piccolo che doveva preoccuparsi del canarino nei 12 traslochi della irrequieta mamma Edmea. Le sue canzoni non sono “di” montagna ma “per” la montagna. La più celebre, “Signore delle cime” l’ha scritta in 20 minuti a 23 anni, nel 1958, per un altro Bepi, Bertagnoli, travolto da una valanga. È diventata così celebre che è stata tradotta in 12 lingue ed eseguita in 100 Paesi, perfino in Oceania. L’ha scoperto lui stesso perché era cantata a un matrimonio. Ma accanto a questa, assieme a Carlo Geminiani ha scritto pagine immortali: Joska la rossa, Monte Pasubio, L’ultima notte, Le voci di Nikolaievka, con Mario Rigoni Stern “Volano le bianche”. Sono oltre 100 le canzoni che ha scritto. È un disobbediente: racconta che ha obbedito solo a sua mamma e al maestro Scimone. Tra l’altro, è merito suo se esiste l’Anonima Magnagati: fu lui a indirizzarli oltre 50 anni fa al maestro valdagnese Vere Pajola perché volevano conoscere i canti tradizionali vicentini. È stato un buon consiglio.

Per aver fatto sognare e commuovere generazioni di persone in tutto il mondo, la città di Vicenza è orgogliosa di assegnare a Bepi De Marzi la medaglia d’oro dei cittadini benemeriti.

Targhe d’argento di riconoscenza

a cittadini e associazioni

Premio Città di Vicenza” alla memoria

di Vladimiro Riva (ritira il premio il figlio Vladi junior)

Vladimiro Riva per oltre cinquant’anni, cioè da quando (poco più che ventenne) iniziò a lavorare come imprenditore edile, è stato un motore instancabile. La passione civica lo ha sempre motivato. Era fianco di Gianni Rivera e Sergio Campana quando nel 1968 fondarono a Vicenza l’Associazione calciatori. Negli anni Settanta Riva inventò anche la Marciabianca e Radio Vicenza Libera, resuscitò la Pro Vicenza e riprese a organizzare la Festa del baccalà in piazza dei Signori.

La sua è una presenza costante nella vita vicentina attraverso i decenni: lancia idee, crea dibattito, sviluppa progetti, coordina sforzi, incanala energie. Svolge incarichi sempre con passione e competenza, sia da presidente delle Aim, sia che si occupi di organizzare e promuovere il turismo vicentino, la sua passione. È stato responsabile di due aziende speciali della Camera di commercio: “Vicenza qualità” che cura soprattutto l’export dei prodotti vicentini e “Vicenza è”, il consorzio di promozione turistica nato sulle ceneri dell’Apt che pure ha presieduto.

Ha avuto due qualità: intuizioni e grande capacità di relazioni. La sua è una visione strategica che applica in tutti i campi. E ha avuto un raggio d’azione che va molto al di là delle mura cittadine.

È stato capace di creare kermesse popolari da decine di migliaia di presenze, ormai entrate nella storia, come Suoni e luci sotto le mura e quella dei Portici di Monte Berico. Ma ha centrato obiettivi anche più raffinati, come portare Vicenza e le ville vicentine nella World Heritage Liste dell’Unesco nel 1994. Era il braccio operativo di Giuseppe “Boso” Roi e ha lanciato Vicenza come “patrimonio dell’Umanità”. Ha portato la Basilica Palladiana a essere monumento nazionale (incredibile, ma nessuno ci aveva pensato prima) e ha saldato il turismo al cinema (ha dato vita alla Film Commission, che ha sostenuto il cinema dall’Italia a Bollywood) e all’enogastronomia, settore cui ha dedicato grandi energie e intelligenza. Ha creato il festival dell’enoturismo e anche il “Ristorante Palladio”, portando migliaia di persone a cenare in corso Palladio una volta l’anno.

A Vladimiro Riva Vicenza deve essere grata per la sua generosità, la passione e l’intelligenza.

Premio Città di Vicenza” per la cultura

a Mariapia Veladiano

I giornalisti raccontano le notizie, gli scrittori spiegano la vita: ne tirano fuori i significati profondi e ce li spiegano. Per questo gli scrittori sono affascinanti. Questa caratteristica si coglie vivissima nei libri di Mariapia Veladiano, che è una delle voci più significative (se non la più importante in assoluto) tra gli scrittori vicentini viventi nel panorama letterario italiano.

Mariapia è autrice di 14 libri e ha una vita sfaccettata: giornalista (scrive per l’Osservatore romano, Avvenire, ha scritto anche per Repubblica e per la Voce dei Berici), scrittrice che ha vinto un premio Calvino con il suo primo libro, insegnante, preside. Ha una laurea in filosofia e un’altra in teologia. Ma s’è anche sposata e ha un figlio, geniale.

Ha vinto nel 2021 con Adesso che sei qui il premio Flaiano, mentre dal suo libro La vita accanto Marco Tullio Giordana ha tratto l’anno scorso un film denso e assai lodato.

Mariapia ama i gialli ed è una donna di speranza, che definisce come “un atto di volontà, perché significa non cedere al pessimismo e credere attraverso l’azione personale, facendo quello che si può”. È un pensiero di Dietrich Bonheffer, che è il pastore protestante morto in un campo di concentramento al quale ha dedicato le sue due tesi, quella di laurea e il dottorato teologico.

Per la sua sensibilità, le sue doti narrative apprezzate in tutta Italia, per la capacità di scavare nell’animo senza perdere la speranza, la Città di Vicenza è orgogliosa di conferire a Mariapia Veladiano il premio cultura 2025.

Premio “Città di Vicenza” per le donne

a “Donna chiama donna” per “La valigia di Caterina”

In trentasei anni di vita, l’associazione (che è un centro di ascolto e orientamento per le donne in difficoltà) che ha 50 socie, ha raggiunto importanti traguardi: gestisce il Centro anti violenza Ceav a Vicenza dal 2012, ma ha fondato altri Sportelli ad Arzignano e a Pojana.

Tra le sue attività merita un’evidenza particolare “La valigia di Caterina”, intitolata all’avvocata Caterina Evangelista, costituita nel 2017 per fornire un supporto finanziario alle donne vittime di abusi e violenze per ricominciare a vivere. Il Comune, che pure ha partecipato all’avvio dell’iniziativa, ne ha lasciato totalmente la gestione all’associazione.

Dal 2017 a oggi sono state fornite 54 “valigie” ad altrettante donne, da 4000 euro ciascuna: la maggior parte dei fondi sono serviti a risolvere problemi abitativi, ma anche di lavoro: dagli abbonamenti ai mezzi sino all’acquisto di biciclette. Problemi molto pratici, dunque.

La valigia, che si basa su finanziamenti privati, ha utilizzato molto i fondi dell’iniziativa “Viva Vittoria”, quel tappeto – poi venduto a pezzi – costituito da frammenti all’uncinetto che ha coperto piazza dei Signori grazie al volontariato di tantissime donne.

Dal 2021 al 2023 ha avuto vita la “Casa di Caterina”, grazie al contributo del Comune e del Lions club.

La Città di Vicenza è profondamente grata all’associazione per questa sua attività che tocca una ferita purtroppo ancora aperta anche nella vita vicentina.

Premio Città di Vicenza per la solidarietà

Fondazione San Bortolo

Nata nel 2008 su spinta di Nicola Amenduni, Dino Menarin e dell’allora direttore generale dell’Ulss 8, Antonio Alessandri, è stata presieduta da Giancarlo Ferretto fino alla sua scomparsa del 2019 quando presidente ne è diventato Franco Scanagatta. Dai sei soci fondatori è arrivata oggi a 50. In questi anni di vita ha raccolto 14 milioni di euro, al 95% dai privati, destinandoli a tre campi: ristrutturazione reparti, acquisto apparecchiature, borse di studio. Puntano ai 17-18 milioni con obiettivi importanti.

Tra gli obiettivi raggiunti anche la formazione degli infermieri e l’acquisto di un tavolo anatomico in 3-D che in Italia non ha nessuno.

Due sottolineature del presidente.

Primo: l’associazione è totalmente volontaristica. Non c’è rimborso spese tranne per un infermiere che lavora part time

Secondo: tutti gli interventi sono eseguiti direttamente. Non va un centesimo all’amministrazione dell’ospedale.

La città di Vicenza è grata per questo impegno di solidarietà che prosegue da 17 anni con risultati importanti e desidera ringraziare, con questo riconoscimento, il cuore e il cervello con il quale tanti volontari e donatori sostengono l’associazione.

Premio Città di Vicenza” per la sostenibilità

a Matteo Ward

Trentanove anni, da dieci Matteo Ward ha rivoluzionato la moda attraverso la sua azienda e un’idea semplice: “Ne abbiamo gli armadi pieni del finto design: 150 miliardi di vestiti, 48 miliardi di scarpe sono troppi. Bisogna reinventare la funzione della moda. Basta con il fast fashion. Il cibo e fatto degli stessi ingredienti dei vestiti, pensa al lino. Ma il cibo non si butta, i vestiti sì”.

Lo dipinge bene una frase del “Piccolo principe”: “L’essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene se non con il cuore”. Lui va in giro per il mondo a mostrare qual è il costo sociale della moda, quello che non si vede di solito con gli occhi, ma che fa male al cuore quando ci si rende conto della disperazione sociale che crea questo settore, degli sfruttati, soprattutto le donne e i bambini che ne sono vittime, quando si scopre il prezzo ambientale che la Terra paga in Ghana, Cile, Indonesia, India per produrre

vestiti e gettarli nelle discariche. A quella di Accra ne arrivano 15 milioni alla settimana e sono soprattutto vestiti mai messi né venduti, usciti dai magazzini.

Lui aveva cominciato a produrre magliette sostenibili, poi s’è reso conto che le aziende avevano bisogno soprattutto di idee.

La sua società si chiama Wråd sintesi raw (crudo) e rad (fighissimo) con la “w” che ricorda il suo cognome e con quel circoletto sopra la “a” che è un omaggio alle radici norvegesi del papà americano.

Il suo messaggio e il suo lavoro hanno convinto Susan Amis Cameron (attrice di Hollywood e moglie del regista James Cameron, quello di Titanic) a investire su di lui con la sua società, la Inside out, di livello mondiale. Susan ha affidato a Matteo la guida della moda sostenibile. È un salto importante che lo porta a essere un protagonista di un nuovo mondo a misura di ambiente ed etica.

Con orgoglio per il concittadino l’amministrazione vuole sottolineare l’importanza del lavoro di Matteo Ward con questo premio che è anche un sostegno alle sue idee e alla sua figura che precorre i tempi.

Premio Città di Vicenza” per lo sport

a Marta Giaretta

Ha ottenuto tre medaglie d’argento alle olimpiadi europee invernali 2024-2025 under 18 in Georgia, con 48 Stati partecipanti, e altre due agli assoluti italiani del 2023. In Georgia, a Bakurani, era la portabandiera della spedizione italiana. Marta Giaretta ha compiuto 18 anni neanche due mesi fa: nella sua breve ma intensa carriera ha collezionato una novantina medaglie. Non sa neanche lei esattamente quante.

Si definisce “determinata” e indubbiamente lo è: figlia e nipote di avvocati, ha scelto un’altra strada comunque impegnativa. Dopo le medie alla “Maffei” adesso frequenta l’alta scuola di sport a Malles in Val Venosta. Ha un ritmo di vita che è ferreo ma lei non si lamenta. Anzi, il suo stile di vita – come ha dichiarato – è preciso: “Mi piace fare ridere le persone per farle stare bene. Voglio essere felice e ridere”. Ha detto anche: “Se smetto di divertirmi, smetto anche con questo sport. Ma io voglio che sia il lavoro della mia vita”. E noi glielo auguriamo.

Uscire di casa a 15 anni e organizzarsi da sola la vita tra college, allenamenti e adesso la caserma della Guardia di Finanza (fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle) è una bella prova di maturità.

Marta Giaretta è un esempio di impegno, dedizione e di etica, che con questo premio la Città di Vicenza vuole sottolineare.

A cura di

Ufficio Stampa e Web

L’Ufficio Stampa cura i rapporti tra l’amministrazione comunale, i mezzi di informazione e i cittadini

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Ultimo aggiornamento: 07/09/2025 16:26

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