Città di Vicenza

La scelta della candidatura

Aggiornato al: 18/03/2022

La scelta di candidare Vicenza a Capitale Italiana della Cultura 2024 non ha un “sapore elettorale”, ma interpreta un’esigenza manifesta della Città e del Territorio di ri-mettersi in cammino insieme per un Progetto di futuro, “per tutti” e “oltre il mandato”.

Come Sindaco di Città e di Territorio, la scelta della Candidatura è l’assunzione in termini di Comunità di una promessa pubblica reciproca: essere attori corresponsabili della Candidatura come una “prima” intrapresa di Comunità, che progressivamente educhi al rischio e alla responsabilità di scegliere, alternative alla logica della rendita e della conservazione; a reinventare nuovi modi di fare cultura, sociale, impresa e sviluppo, ispirandosi sommessamente a quell’intrapresa pioneristica, contemporanea e rivoluzionaria del giovane Andrea Palladio.

Questa intrapresa parte da lontano.

Con la crescente consapevolezza che anche un territorio “ricco” di capitale materiale (prodotti, esportazioni, palazzi, grandi mostre) rischia di impoverirsi di capitale culturale, umano e immateriale (ricerca, sperimentazione, creatività, accoglienza). Con una lodevole suggestione della scorsa Amministrazione di lavorare per una Candidatura nazionale.
Con la raccolta del testimone e il coraggio di questa Amministrazione di avviare un processo di esplorazione e approfondimento con l’ecosistema creativo e culturale della città.
Con l’impegno di centinaia di attori locali a confrontarsi proprio durante il biennio Covid sulle risorse di una “Città Bellissima” ma spesso poco “Allegra, Curiosa Cosmopolita” per utilizzare alcuni termini con cui i viaggiatori del ‘500 descrivevano Vicenza.
Con la scelta determinata, infine, di manifestare ufficialmente l’interesse alla Candidatura per rafforzare questo lungo percorso di progettazione sociale che ha portato ad emersione e ha creato una larga condivisione intorno ad alcune consapevolezze.
La prima è che la Comunità vicentina ha una doppia vocazione sul piano culturale: “custodire” un capitale culturale esplicito (palazzi, monumenti, teatri, opere d’arte) e “coltivare” un capitale culturale implicito (valori, conoscenze, legami, creatività). In questo senso la Comunità vicentina è impegnata sia nel fare-memoria dei “buoni lasciti” in relazione a quanto le diverse generazioni hanno consegnato, sia nel fare-progetto per costruire creativamente “nuovi inizi”, con un orizzonte condiviso per un futuro inclusivo per tutti i generi e le generazioni.
La seconda è che il Territorio vicentino deve riconoscere le tante culture all’opera - da quella più visibile del fare impresa a quella meno evidente, ma significativa, di produrre conoscenza, educazione, inclusione - e può creare le condizioni per favorire una cultura cross-settoriale.
In ogni epoca, ad esempio, i “giacimenti di cultura” sostengono un modo originale di fare impresa e un nuovo modo di fare impresa aiuta a “produrre” nuova cultura. La cultura trasforma il business e nello stesso tempo l’intrapresa economica è sempre una intrapresa generativa sul piano culturale. La stessa produzione di oggetti è l’esito di una produzione di idee, di competenze, di valori. E il singolo prodotto incorpora valore e valori. Dalla separazione, ancora oggi evidente a Vicenza e nella provincia italiana, si può passare alla circolarità tra Impresa, Cultura, Sociale, Sport mettendo al centro dell’attenzione non tanto i prodotti della manifattura, i capolavori dell’arte e dell’architettura, le manifestazioni culturali in toto, ma la cultura della ricerca e i processi creativi con cui essi nascono.
La terza è che la Candidatura di Vicenza non rappresenta solo la partecipazione al bando, ma il desiderio condiviso di un “salto” verso un progetto di città e di territorio fondato sulla cultura dell’operosità e dell’accoglienza, orientato alla produzione di valore attraverso la cultura della ricerca e della sperimentazione di processi creativi, aperto alle visioni di rottura delle giovani generazioni per un salto nella contemporaneità.

Come molte aree micropolitane del Paese, due interessanti novità appaiono come primi segni culturali trasformativi della nostra Comunità. La prima è che maggioranza e opposizione hanno collaborato alla costruzione di questo Dossier-Progetto e sono insieme nel gruppo di pilotaggio della governance della Candidatura. La seconda è la grande partecipazione dei Comuni della Provincia vicentina nella co-costruzione del progetto, con inedite trame di collaborazione tra città fino a ieri in competizione.

L’operazione culturale della Candidatura è appena iniziata. Riconoscerci tutti insieme - le Istituzioni, le Scuole e l’Università, l’Impresa e il Sindacato, la Diocesi, le Associazioni, lo Sport - come “Produttori culturali” è la sfida della Fabbrica vicentina. Siamo convinti che non possono esserci scorciatoie allo sviluppo perché contrariamente a quello che siamo abituati a pensare - diceva Max Weber - “lo sviluppo non è una macchina, ma una costruzione sociale e traduce in consistenza materiale l’evoluzione sociale e spirituale di una Comunità”.

 

Il Sindaco
Francesco Rucco