Città di Vicenza

01/07/2013

Il sindaco motiva la presenza del Comune all'inaugurazione della nuova base americana

“Saremo presenti anche per affermare gli obblighi di tutti al rispetto delle regole della nostra comunità”

“Il non rispetto verso l'altro ha poco a che vedere con la pace e non ha niente di cristiano. Così rispondo all'accusa di viltà che mi ha rivolto un esponente del movimento Cristiani per la Pace.  Nelle mie scelte amministrative non ho mai lasciato nulla al caso e non sono mai fuggito dalle mie responsabilità”.
Questa la premessa del sindaco di Vicenza Achille Variati all'intervento in cui motiva la presenza dell'amministrazione comunale all'inaugurazione della base militare Dal Molin. Alla cerimonia, in programma domani, il Comune di Vicenza sarà rappresentato dal vicesindaco Jacopo Bulgarini d'Elci. “Io – precisa il sindaco - sarò assente da Vicenza perché ho prenotato da tempo una settimana di riposo lontano dalla città e quindi non andrò all'inaugurazione della nuova base militare al Dal Molin. Ma ho deciso. L'amministrazione comunale ci sarà e sarà autorevolmente rappresentata dal vicesindaco. Io ho contrastato, finché era possibile per un'amministrazione locale, la costruzione della base in quel luogo così delicato e idraulicamente critico. Se fossi stato sindaco qualche anno prima forse sarei riuscito a convincere il Governo italiano a cambiare idea, ma il consiglio comunale di Vicenza nel 2006 a maggioranza aveva detto sì. Le scelte e le decisioni sulla base sono state e sono tutte in capo alle istituzioni italiane, la cui colpa più grave resta quella di aver ignorato - con governi diversi accomunati dalla medesima protervia - le tesi e le rivendicazioni dell'autonomia locale, finanche le più ragionevoli come quelle di chi lavorava per l'individuazione di un diverso sito, sempre a Vicenza ma assai meno impattante. Italiani sono stati i tribunali che hanno respinto tutti i nostri ricorsi, fino a negare da parte del Consiglio di Stato un referendum proposto dal Comune”.
“La base militare in sito militare – prosegue il sindaco - può piacere o non piacere, ma non è illegale. Io ho firmato con il Governo italiano una intesa a cui mi sento vincolato, così come è vincolato l'attuale Governo che incontrerò a Roma fra dieci giorni per la conferma dell'impegno assunto per la progettazione e la costruzione della tangenziale nord est, opera fondamentale per allontanare il traffico di attraversamento e pesante dai nostri quartieri. Anche il grande parco della pace, che pone un argine a ulteriori espansioni militari nell'area e rappresenta una conquista concreta e simbolica per la collettività, sorgerà per effetto di quella intesa firmata a Roma: un risultato figlio anche della mobilitazione appassionata dei movimenti, e ottenuto nella parallela solitudine delle istituzioni, perché altri, Provincia e Regione, si sono lavati le mani come Ponzio Pilato”.
“Io sindaco – è la conclusione di Variati - ho il dovere di tenere rapporti istituzionali con una comunità di migliaia di americani militari e civili che qui convivono con noi. Spero che altri siti oggi sottoposti a servitù militare, non utilizzati o attivi solo nominalmente, siano svincolati, bonificati e restituiti quali polmoni verdi alle nostre comunità, perché non si potrà espandere oltre la presenza militare nel vicentino. Io e la mia amministrazione opereremo per questo senza ambiguità e contiamo di non essere lasciati soli nel perseguire questo legittimo obiettivo. Ecco perché il Comune non potrà essere assente martedì. Saremo presenti anche per affermare gli obblighi di tutti al rispetto delle regole della nostra comunità chiamata dalla ragion di stato ad ospitare stranieri in armi. Ovviamente le dimostrazioni a favore e contro saranno legittime purché pacifiche, nel pieno e costituzionale diritto di esprimere le proprie idee. Questa è la democrazia per la quale tanti hanno dato la vita a iniziare dagli anni della lotta contro il nazifascismo accanto agli alleati americani che hanno versato un tributo di sangue indimenticabile. Il futuro appartiene alla politica, che nella legittimazione data dal voto popolare potrà e a mio avviso dovrà sottoporre a ripensamento e revisione patti internazionali e regole, integrando nel proprio orizzonte la crescente domanda, che sale alta dalla voce di tanti cittadini e tante comunità locali, di una vera e duratura cultura di pace”.

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