Città di Vicenza

19/02/2013

Ettore Gallo, a lui è intitolata la nuova bretella che congiunge via Stadio a Borgo Berga

Una nuova via cittadina è stata intitolata oggi a Ettore Gallo (Napoli, 3 gennaio 1914 – Roma, 29 giugno 2001), presidente emerito della Corte Costituzionale. La cerimonia si è tenuta nella nuova via, ovvero la bretella che congiunge via dello Stadio con Borgo Berga e che corre parallela alla linea ferroviaria, passando davanti al nuovo Palazzo di Giustizia. La palina con l'intitolazione della strada è stata scoperta dalle tre figlie presenti (cinque in tutti i figli di Gallo), alla presenza del sindaco Achille Variati, del presidente e del vicepresidente dell'Istrevi (Istituto storico della Resistenza di Vicenza), Giuseppe Pupillo e Giorgio Sala, del presidente del tribunale Oreste Carbone, del procuratore della Repubblica Antonino Cappelleri, del presidente dell'ordine degli avvocati di Vicenza Fabio Mantovani, delle rappresentanze delle associazioni combattentistiche e delle forze armate, e di una classe del liceo scientifico Quadri.

Dedichiamo a Ettore Gallo questa strada, proprio davanti all'ingresso del nuovo tribunale – ha evidenziato il sindaco -, a testimonianza del suo grande contributo alla giustizia. Giurista eccellente, interprete della cultura laica e super partes, è stato protagonista del grande dibattito sul diritto processuale. È stato magistrato, avvocato, ordinario di diritto penale, membro del consiglio superiore della magistratura. Ed è stato anche una figura simbolo della Resistenza, la cui memoria va ricordata in risposta a quanti pensano che la libertà sia un diritto acquisito in via definitiva: se oggi viviamo nella libertà è anche grazie a uomini come Gallo”. Variati ha quindi riletto - “per la loro attualità” - le ultime frasi dell'orazione ufficiale pronunciata proprio da Gallo il 19 marzo 1995 davanti al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in occasione del conferimento alla Città di Vicenza della seconda medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza.

Oltre a questa nuova strada – ha poi ricordato Giorgio Sala -, Vicenza ha già intitolato a Ettore Gallo l'Istituto storico della Resistenza e, grazie alla generosità della sua famiglia, anche un premio annuale per giovani studenti che sta diventando uno fra i più prestigiosi delle università italiane. Non solo: con un atto di grande significato, il Comune ha aperto a Gallo le porte del famedio, dove riposano i cittadini illustri di Vicenza. Qui, infine, apriamo oggi una nuova strada: percorriamo allora la strada di Gallo che nella sua vita scelse i valori civici della libertà, della democrazia e della giustizia”.

Vicenza non ha mai smesso di ricordare papà – ha detto la figlia Donata – e, nonostante fosse nato a Napoli e morto a Roma, papà era molto legato a Vicenza, perchè qui si è costruito l'uomo, con la sua famiglia e i suoi figli. Vicenza era la sua città. Per questo accolse con molto piacere, circa un anno prima dalla sua morte, la notizia che sarebbe entrato nel famedio”.

Rimasto orfano di entrambi i genitori (il padre era morto sul Pasubio durante la prima guerra mondiale), Ettore Gallo risiedette fin da bambino a casa di uno zio nel Veneto, a Villafranca di Verona, dove frequentò le elementari ed il ginnasio per poi completare le medie superiori al collegio napoletano della Nunziatella. Si laureò in giurisprudenza a Modena e in scienze politiche all'istituto Alfieri di Firenze, lauree conseguite col massimo del voti e la lode. È stato magistrato dal giugno del 1936 (dapprima pretore a Lonigo) al giugno 1946, quando si dimise per dedicarsi all'avvocatura e riprendere gli studi scientifici che aveva interrotto per partecipare alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza.

Dopo aver combattuto in Africa settentrionale quale ufficiale nel 72° Reggimento carristi, fu infatti uno degli animatori della Resistenza vicentina. Fu tra i fondatori nel primo autunno del '43 del CLN vicentino e poi uno dei suoi maggiori dirigenti, in rappresentanza del Partito d'azione (con il nome di battaglia di "Maestro"). Nel dicembre 1944 venne catturato dai nazi-fascisti, tenuto prigioniero a Palazzo Giusti a Padova, torturato dagli aguzzini della famigerata banda del maggiore Carità e condannato alla fucilazione dal tribunale militare di Piove di Sacco. L'insurrezione di Padova e l'arrivo degli alleati gli salvarono la vita. Finita la guerra, si dimise dalla magistratura e aprì uno studio di avvocato a Vicenza.

Professore ordinario di diritto penale, studioso attento e appassionato, autore di numerose pubblicazioni, dal 1982 fu giudice costituzionale per 9 anni e presidente della Corte Costituzionale dal 4 febbraio al 14 luglio 1991. Dopo la scadenza del mandato diventò presidente del Consiglio nazionale degli utenti.

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