Città di Vicenza

29/01/2013

“Ripartire dalla cultura”, l’assessore Lazzari aderisce all’appello di Federculture

Una richiesta ai leader politici, in vista delle prossime scadenze elettorali, di impegnarsi su proposte concrete a favore del rilancio della cultura

Occorre un cambio di marcia che riporti al centro dell’azione di governo la cultura e i suoi valori fondanti: democrazia, conoscenza, opportunità, civiltà. Questo il senso dell’appello “Ripartire dalla cultura” sottoscritto e promosso da Federculture per chiedere ai leader dei partiti e ai candidati alle prossime elezioni politiche impegni programmatici per il rilancio della cultura intesa come promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, tutela e valorizzazione del patrimonio, sostegno all’istruzione, all’educazione permanente, alla ricerca scientifica, centralità della conoscenza, valorizzazione delle capacità e delle competenze.
Un’iniziativa che ha già raccolto un vasto consenso, riunendo firme prestigiose del mondo istituzionale, della cultura e dell’associazionismo (nomi del calibro di Tullio De Mauro, Tomaso Montanari, Luciano Canfora, Giuliano Montaldo, Salvatore Settis, per citarne solo alcuni; associazioni come Italia Nostra, Legambiente, il Fai e molte altre ancora), oltre al sostegno di migliaia di privati cittadini e di numerosi candidati alle elezioni politiche e regionali.
Mai come in questo momento avvertiamo tutti che i problemi che viviamo non sono solamente quelli della recessione economica e della disoccupazione. Siamo nel pieno di una crisi civile e sociale nella quale è messa in gioco la qualità della vita ed il benessere dei cittadini. Soprattutto i giovani e le parti più deboli della società. Per questo vogliamo porre con determinazione, in vista delle prossime scadenze elettorali, una chiara assunzione di responsabilità degli schieramenti politici rispetto alla ricostruzione di un nuovo modello di sviluppo” – questo chiedono con determinazione i promotori e i firmatari dell’appello alla nuova agenda politica che si disegnerà con il voto di febbraio.
Cinque le proposte, dieci gli obiettivi per guardare al futuro contenuti nel documento: puntare sulla centralità delle competenze, promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura, investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione, modernizzare la gestione dei beni culturali, avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale.
I punti programmatici affrontati nel manifesto vanno infatti dagli investimenti sulle politiche culturali all’introduzione di sgravi fiscali per le assunzioni di giovani laureati in ambito culturale, dalla necessità di favorire il coordinamento funzionale e la progettualità integrata fra livelli istituzionali, alla richiesta di ripensare le funzioni e la struttura del MiBAC. Non solo, spicca tra le altre l’idea di prevedere una fiscalità di vantaggio per l’investimento privato e l’attività di volontariato organizzato e del settore no profit a sostegno della cultura, come anche quella di potenziare la lettura a livello nazionale e l’insegnamento delle discipline artistiche e musicali nei programmi di studio della scuola primaria e secondaria, per concludere con meritocrazia, sviluppo della digitalizzazione ed equità fiscale.
Occorre un segnale forte e un impegno concreto da parte di chi si candida a governare l’Italia per rilanciare la cultura, e tornare a considerarla un bene pubblico irrinunciabile, un diritto di tutti, e un fattore essenziale per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita di una società equa, solidale, libera, oltre che una leva di crescita reale per il nostro Paese - dichiara l’assessore alla cultura Francesca Lazzari all’indomani della sua adesione convinta all’appello promosso da Federculture -. Le risorse spese in azioni di diffusione della cultura, intesa in senso lato come strumento di conoscenza, d’innovazione e d’istruzione, producono infatti ricadute significative anche in termini di sviluppo, nell’accezione più ampia del termine, che comprende: economia, società, qualità della vita civile e senso delle istituzioni. In questo scenario le città, e quindi le amministrazioni locali hanno precise responsabilità di governo, devono diventare laboratori viventi per ripensare il futuro e per guidare il cambiamento”.

 



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