Città di Vicenza

13/09/2012

Tempio di Santa Corona, proseguono i lavori di restauro

Riapertura prevista la prima settimana di ottobre

Santa Corona, altare maggiore

A tre anni dall'inizio del restauro, mancano ancora pochi giorni alla restituzione del Tempio di Santa Corona alla città.

Oggi l'assessore ai lavori pubblici Ennio Tosetto ha effettuato un sopralluogo nell'edificio per verificare lo stato dei lavori in previsione della riapertura in programma la prima settimana di ottobre. In quell'occasione, infatti, parte delle opere d'arte ora conservate al Museo Diocesano riprenderanno la loro collocazione originaria. Tra queste anche la pala di Giovanni Bellini che quindi potrà essere visitata in concomitanza con l'apertura della Basilica e della mostra “Raffaello verso Picasso”. Unicamente la navata destra non sarà visibile, ma solo temporaneamente, per consentire la conclusione dei lavori nelle cappelle di quel lato della chiesa.

Un restauro durato tre anni permetterà di restituire alla città uno dei sui monumenti più significativi in un ottimo stato – dichiara l'assessore ai lavori pubblici Ennio Tosetto-. Il gruppo di lavoro che si è impegnato giorno dopo giorno, compresi i fine settimana e il mese di agosto, ha accelerato l'attività proprio in questo ultimo periodo per consentire la riapertura in concomitanza con quella della Basilica Palladiana effettuando un intervento eccellente. E di questo ringrazio innanzitutto la Fondazione Cariverona che ha finanziato la gran parte dell'opera che che ha interessato il recupero di interni ed esterni, compresi decorazioni e affreschi, il rifacimento delle coperture, profondamente segnate da infiltrazioni, e il consolidamento della struttura della chiesa e del campanile. Il tutto è stato possibile grazie anche al costante supporto della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici a quella per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza.”

8 milioni di euro sono stati necessari per completare il primo stralcio dell'intervento complessivo che coinvolge il Tempio, 6 milioni 800 mila dei quali finanziati da Fondazione Cariverona. I successivi stralci riguarderanno il convento domenicano e la sede del Museo naturalistico e archeologico.

Con l'assessore Tosetto c'era oggi anche il direttore dei lavori, l'architetto Cesare De Munari di Aim, che insieme ai tecnici del settore lavori pubblici e ai collaboratori dello studio Modena si è impegnato in questi tre anni per portare a termine il progetto di recupero del prezioso edificio.

I lavori, eseguiti dalle ditte Intercantieri Vittadello spa di Limena e A.R.-Arte e Restauro di Padova sono iniziati a novembre del 2009. Dopo il trasferimento di una quindicina di opere pittoriche al Museo Diocesano la ditta ha iniziato la propria attività che ha coinvolto l'intero edificio religioso attraverso il recupero degli interni ed esterni, il consolidamento e la pulitura delle pareti, comprese decorazioni e affreschi, il rifacimento delle coperture, profondamente segnate da infiltrazioni, e il consolidamento della struttura della chiesa e del campanile.

Grazie al restauro, che riguarda anche la sacrestia vecchia, la sala del capitolo e il chiostro minore, la cripta oltre che le cappelle tra qui la cappella Valmarana e la cappella del Rosario e che prevede l’adeguamento di tutto il sistema di illuminazione e degli impianti tecnologici, la chiesa di Santa Corona oltre che storico luogo di culto e scrigno di opere d’arte di inestimabile valore, diventerà punto di riferimento prestigioso per ospitare concerti ed altri eventi culturali.

 

Il restauro

La revisione generale della copertura della chiesa e del campanile ha consentito di verificare lo stato delle strutture lignee di copertura e delle pareti murarie messi a dura prova dalle infiltrazioni d'acqua. E' stato quindi rifatto il sistema di scolo delle acque meteoriche procedendo con il consolidamento strutturale per il quale sono stati effettuarti anche interventi di miglioramento sismico con l'utilizzo di cerchiature e tirantature metalliche. Capriate in legno e travi portanti sono state integrate con elementi in legno della stessa essenza.

A lavori avviati è stata ulteriormente confermata la necessità, già analizzata in fase di progettazione, di migliorare una delle principali problematiche che affliggono la Chiesa: la forte presenza di umidità, sia di risalita capillare che dovuta alle infiltrazioni d’acqua dai coperti non adeguatamente protetti prima di lavori di restauro. Le infiltrazioni d’acqua dai coperti sono state eliminate con la realizzazione di idonee guaine protettive e con il rifacimento dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche; più problematica rimane la risoluzione dell’umidità di risalita.

Per cercare di attenuare il problema dell'umidità alle pareti della chiesa in accordo con le esigenze di tutela e conservazione del bene monumentale, si è scelto di realizzare, in corrispondenza della Sacrestia Vecchia e del perimetro sud della Chiesa, un sistema di drenaggio esterno mediante esecuzione di un classico vespaio in ghiaione, con posa in opera di tubo drenante in grado di convogliare l’acqua verso la rete urbana di smaltimento, unitamente al riordino generale di tutto il sistema di convogliamento delle acque meteoriche dalle coperture.

La manifestazione più evidente della presenza localizzata di umidità all’interno della Chiesa è rappresentata dalle tuttora visibili macchie ed efflorescenze saline, conseguenza dei lentissimi processi di asciugatura delle spesse murature della Chiesa. Tali macchie rappresentano fenomeni naturali con i quali le strutture storiche dovranno “convivere” e confrontarsi ancora per lungo tempo.

Gli interventi di restauro delle superfici e degli elementi decorativi sia interni che esterni della Chiesa hanno riguardato gli intonaci, gli elementi lapidei e cotto interni ed esterni, gli altari e i gruppi scultorei, il coro ligneo, i dipinti murali, il paramento murario esterno in mattoni.

Anche gli altari sono stati ripuliti dallo scialbo che li rivestiva ed alcuni rappresentano delle vere sorprese per le decorazioni policrome che sono emerse a pulizia avvenuta. Ora sono pronti ad accogliere nuovamente le opere d’arte che ospitavano prima dell’inizio dei lavori.

L’altare Maggiore del '600 è tornato dopo il restauro al suo antico splendore con i suoi intarsi di marmi policromi. Successivamente verrà anche ricollocata tutta la statuaria momentaneamente accantonata presso i Musei Civici.

All’interno sono emersi alcuni interessanti elementi. Lungo la parete della navata laterale destra la pulitura ha consentito di far emergere completamente un affresco, sottostante ad un’urna cineraria, prima parzialmente coperto con la conseguente perdita del modellato e della vivacità dei colori. Datato 15 ottobre 1501, l’affresco appare arricchito dagli stemmi delle famiglie Scroffa e Thiene e da una testa di una religiosa.

Poco oltre l’affresco, nella Cappella del Rosario, i putti che decoravano la parete, prima scuri, quasi a diventare un tutt’uno con la parete, ora ritornano all’aspetto originale con i colori bianco e oro.

Nella Sala del Capitolo è stata rinvenuta una tomba a due piani, al centro della stanza, che non era stata segnalata nella ricognizione dell’800. In questa sala i problemi sono stati causati dall'umidità di risalita che ha intaccato gli elementi lapidei perchè in contatto direttamente con la terra. Si è provveduto quindi ad isolarli creando un basamento per separarli dall'umidità. Si è anche provveduto al rifacimento della pavimentazione in cocciopesto simile ai lacerti antichi ritrovati nelle sale adiacenti. E’ stato restaurato anche il soffitto ligneo per la cui orditura principale, secondo le indicazioni delle Soprintendenze, quella ai beni, è stata scelta una coloritura chiara di accompagnamento agli elementi lapidei caratterizzanti la Sala.

I locali della sacrestia versavano in uno stato di abbandono ed erano utilizzati da tempo come deposito. L’originale scalone in pietra di accesso all’abside, interrotto da un impalcato in cemento armato, è stato ripristinato ed è in fase di realizzazione una nuova scala a chiocciola di accesso al campanile. Sono state lasciate prive di intonaco le pareti in mattoni faccia a vista dell'antico perimetro dell'abside della Chiesa sulle quali è stata rinvenuta una finestra originaria, ora restaurata.

Anche le pareti della Sacrestia Vecchia erano ricoperte da una scialbatura grigiastra ed il suo prezioso arredo ligneo attaccato dalla presenza di umidità: ora l'arredo è stato smontato e portato in un laboratorio per il restauro.

Nei muri dove poggiava il mobilio della sacrestia è emersa un’iscrizione che fissa la datazione al 1472. In questa sala, dove al centro del soffitto campeggia il volto di San Domenico, sono stati recuperati gli affreschi delle lunette che riproducono figure di santi dell’ordine dominicano.

 

I locali della Cripta e dell’attigua Cappella Valmarana versavano in cattivo stato di conservazione a causa delle infiltrazioni di umidità con la formazione di efflorescenze saline e progressiva disgregazione degli elementi lapidei degli apparati decorativi e la tendenza al distacco di intonaci dalle pareti. Ora l'intervento ha consentito il recupero. I primi interventi si sono concentrati sull’altare, dove, una volta descialbata la finitura gialla più superficiale, sono stati rinvenuti due strati sottostanti di intonachino, entrambi di colore chiaro. In analogia alle scene dell’Olimpico, altro interno monumentale palladiano conservato, si è ipotizzato, che l’interno della Cappella Valmarana fosse in origine scialbato omogeneamente, sia sulle pareti ad intonaco che sulle parti lapidee. Così come sull’altare, si è provveduto ad accompagnare e riproporre, ove lacunosa, la scialbatura più antica su tutti gli elementi lapidei della Cappella.

Per la porzione basamentale degli intonaci della Cripta e della Cappella Valmarana, considerata la forte presenza di umidità, è stato invece effettuato un ciclo deumidificante e come finitura la messa in opera di intonachino a marmorino di cromia in accordo con la scialbatura più antica dell’apparato decorativo lapideo.

Per tutta la durata degli interventi di consolidamento, restauro e tinteggiatura delle superfici interne della chiesa è stata prevista un’adeguata protezione degli altari e di quelle opere pittoriche che non si è potuto trasferire al Museo Diocesano, dove ha trovato ospitalità una quindicina di capolavori del tempio. In particolare, prima di procedere al consolidamento della volta della Cappella del Rosario, sono state rimosse tutte le tele che decorano l’intradosso della volta.

Nei locali di servizio annessi alla Chiesa, Sacrestia, Sala del Capitolo e Cripta è stato realizzato un nuovo sistema di riscaldamento a pavimento.

Tutti gli impianti elettrici vengono rifatti ed integrati con quelli speciali antintrusione, rilevazione incendi, diffusione sonora. In particolare è stato completamente rivisto il progetto originario di illuminazione della Chiesa alla luce della nuova tecnologia disponibile sul mercato: sono infatti in fase di installazione apparecchi a led che consentono una riduzione di consumi oltre a notevoli vantaggi per le eventuali future manutenzioni.

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