Città di Vicenza

23/07/2012

Beni culturali: Vicenza nella top ten italiana, ma sotto scacco dalla spending review

Lazzari: “La cultura muove le persone e l’economia, ma lo Stato continua ad infierire”

Per la cultura cittadina sono tempi di croce e delizia: la delizia è garantita dal risultato della ricerca di Fondazione Symbola e Uniocamere sulla ricchezza prodotta in Italia dalla cultura, che vede Vicenza e la sua provincia al quinto posto fra le migliori dieci province italiane per ricchezza generata dalla cultura. Al tempo stesso, i risultati – in termine di partecipazione di pubblico – dei primi appuntamenti della programmazione estiva dell’assessorato comunale guidato da Francesca Lazzari registrano numeri assai significativi, segno che c’è voglia di uscire la sera non solo per lo struscio, ma per assistere a uno spettacolo o a un concerto. Anche i progetti presentati quest’anno per la prima volta, come “Openights” che, al Teatro Olimpico, prevede aperture serali del giardino e del teatro con animazioni musicali e degustazioni, e le proposte culturali ospitate al Parco di S. Felice, sono stati apprezzati da diverse centinaia di persone, segno che la progettualità diffusa funziona.
Tuttavia, come se non bastassero tagli e decreti di riduzione della spesa che hanno interessato il comparto soprattutto negli ultimi tre anni, la croce è particolarmente pesante e ha un nome ben preciso: spending review, il pacchetto di misure adottate dal governo centrale per tagliare la spesa pubblica, che per il mondo della cultura potrebbe significare un autentico colpo di grazia.
“I  dati dello studio di Unioncamere e l’alta partecipazione agli appuntamenti  della programmazione culturale estiva mi rendono particolarmente orgogliosa, come assessore alla cultura, ma anche come esponente del mondo accademico ed economista – commenta Francesca Lazzari. - Lo studio e, indirettamente, i dati di partecipazione smentiscono infatti chi descrive la cultura come un settore non strategico, concentrato sull’effimero e rivolto al passato, e riconoscono invece la sua centralità, anche quale volano e fattore trainante e di rilancio per molta parte dell'economia italiana. La cultura in Italia, in molti campi, è finanziata direttamente dallo Stato o dagli enti territoriali. Questo non solo ci ha reso un paese ricco di iniziative, ma ha fatto crescere anche professioni e imprese dipendenti da tali finanziamenti. È così che accanto a sprechi disinvolti (che, dobbiamo ammetterlo, talora ci sono stati), vi sono moltissimi esempi virtuosi di dedizione culturale e di professionalità. Occorre ripartire da qui, innescando un circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela del patrimonio e del paesaggio, occupazione. Le risorse spese in azioni di diffusione della cultura (intesa come strumento di diffusione della conoscenza, delle innovazioni e dell’istruzione) producono ricadute significative anche in termini di sviluppo, nell’accezione più ampia che comprende economia, società, qualità della vita civile e istituzioni”.

“Purtroppo però – prosegue Lazzari – lo Stato non solo fa finta di non vedere, ma continua a infierire contro questo comparto che rappresenta, tra l’altro, uno dei segni distintivi dell’Italia nel mondo. La spending review produrrà infatti non solo tagli trasversali ai bilanci dei Comuni, secondo la logica della macelleria più che della chirurgia, ma sarà davvero mortale per la rete di aziende culturali costruita negli ultimi venti anni che gestisce teatri, musei, biblioteche. Con un testo scritto peraltro con grande approssimazione, forse per la fretta di tagliare senza badare troppo al come e al dove, si sancisce la chiusura di decine di istituzioni, dal Centro Sperimentale di Cinematografia, alla Biennale di Venezia o alla Triennale di Milano, in virtù del dettato dell'articolo 4, in cui si stabilisce che “gli enti di diritto privato che forniscono servizi a favore dell'amministrazione stessa, anche a titolo gratuito, non possono ricevere contributi a carico del pubblico.” Un problema che interesserebbe anche le fondazioni culturali che operano in città, la cui collaborazione con il Comune è vitale per fornire servizi culturali, formativi e ricreativi alla popolazione. Mi auguro – conclude l’assessore – che con l’azione di protesta promossa da Federculture e con gli emendamenti in Parlamento si riesca a porre rimedio a una situazione assurda e totalmente penalizzante anche per i devastanti risvolti in termini di occupazione che questo scenario produrrebbe”.

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