Città di Vicenza

21/05/2012

Vicenza jazz 2012 traccia i consuntivi, ancora una volta con numeri importanti. Ora si guarda già alla XVIII edizione, verso i mari dell’Oceano Pacifico

Si è chiusa qualche giorno fa, con l’ultimo epilogo al Panic Borsa Trivellato sotto le logge della Basilica Palladiana, la XVII edizione di New Conversations - Vicenza Jazz che, sulla nave del jazz, ci ha fatto viaggiare sino all’Estremo Oriente per riportarci alla fine alla New York di Thelonious Monk dove il festival ci aveva lasciato un anno prima.

Ed è stato, ancora una volta, un incredibile successo di pubblico e di critica, con una risposta complessiva in grado di coinvolgere la città e il territorio, in modo se possibile ancora maggiore rispetto alle precedenti edizioni.

Ecco in sintesi i numeri di questo festival.

Dall’apertura ufficiale di venerdì 4 maggio all’ultimo epilogo di martedì 15, si sono avuti innanzitutto otto concerti a pagamento, fra Teatro Olimpico e Teatro Comunale, con oltre tremila presenze per un incasso lordo di quasi cinquantaduemila euro, quindi lievemente maggiore rispetto al 2011: un dato davvero significativo se si considera la congiuntura largamente negativa che sta interessando il panorama nazionale della musica dal vivo, segno che le proposte artistiche del festival sono attese e apprezzate da un pubblico vasto.

Tuttavia, il grande coinvolgimento popolare ha avuto una notevole impennata grazie ad alcune scelte precise, prima fra le altre l’apertura del Panic Jazz Café Trivellato sotto le logge al pianoterra della Basilica Palladiana, per l’organizzazione di dodici concerti tutti a ingresso gratuito, e tutti anticipati da altrettante performance di giovani emergenti e chiusi da jam session finali. Una scelta, quella della gratuità che, specialmente all’inizio, ha portato a numeri di presenze così alti da mettere in crisi la gestione degli eventi musicali. Ora il Panic Borsa promette di essere attivo con la musica dal vivo per tutta l’estate.

Quest’anno, poi, il grande concerto gratuito in Piazza dei Signori (Elio e le Storie Tese, il 5 maggio), ha portato a un numero davvero esorbitante di presenze che hanno riempito la piazza sin oltre le colonne veneziane, con un indotto di presenze altissime su tutto il centro storico. In realtà tutta la città ha vissuto con appassionato coinvolgimento tutto il festival, soprattutto a partire da tutto il primo weekend, quando il centro storico - anche contro le non buone condizioni meteorologiche – è stato attraversato dalla musica di varie street band (più dello scorso anno) e di molti gruppi, che si sono esibiti sia all’esterno che all’interno di palazzi antichi e chiese.

In particolare, sono state molto seguite la messa ai Filippini, quindi le iniziative in collaborazione con “Dire Poesia” (pienissime le sale di ViArt, con varie mostre, e delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari) e tutto il calendario di concerti a Palazzo Cordellina, a cura dell’Associazione Thelonious che ha allestito anche l’esposizione dei quadri su Monk di Mariella Scandola. Ma molto frequentate sono state anche le presentazioni di libri (al Galla Forum), i seminari (al Conservatorio Pedrollo), i convegni (affollatissimo quello di musicoterapia ai Chiostri di S. Corona).

Tuttavia, come oramai avviene da anni, hanno fatto la differenza gli oltre sessanta concertini nei bar e nei locali della città, calcati da migliaia di persone, dal Barco all’Equobar, l’Enoteca Malvasia, l’Ex Bocciodromo, il Pullman Bar, il Pestello, il Sartea, il Moplen, il Julien, il Clinto, il Bar Astra, l’Opera, i Monelli e il Russian Pub, oltre a vari altri (compresi molti negozi, specialmente di Corso Palladio) che si sono aggiunti strada facendo con iniziative estemporanee.

Inutile dire che molti turisti hanno scoperto Vicenza e tanti vicentini hanno comunque riscoperto la loro città. Nel mese di maggio il sito web del festival www.vicenzajazz.org è stato visitato da una media di circa milletrecento utenti giornalieri, oltre alle visite del sito facebook. Ma hanno scritto e detto di Vicenza Jazz (per citare in ordine sparso le principali testate) mensili come: Down Beat (USA), Jazz Hot (Francia), quindi Musica Jazz, Music Club, Il giornale della musica, Classic Voice, Gentleman, Itinerari e Luoghi, Diario di viaggio by Marco Polo, Caravan e Camper, Drumset Mag, Jam, XL (la Repubblica); settimanali come: Oggi, Famiglia Cristiana, Gioia, Vero, Film TV, Alias (il Manifesto), Left/Avvenimenti, Internazionale; quotidiani nazionali come: la Repubblica, il Manifesto, Il Foglio, oltre a tutti i più diffusi quotidiani veneti (e oltre a centinaia di pagine web, dal Sole 24Ore a Max, la Repubblica, il Manifesto, Rai News ma anche siti internazionali sia musicali che di informazione generalista); emittenti nazionali come: Rai Radio Uno e Rai Radio Tre (più volte in entrambi i casi), Rai Isoradio, Radio Popolare, oltre a moltissime radio locali e una cinquantina di radio extra Veneto.

«E’ sempre difficile migliorarsi – spiega l’assessore alla cultura Francesca Lazzari -, a volte oggettivamente impossibile. Eppure quest’anno, per certi versi le cose sono andate ancora meglio che negli anni scorsi, con risultati che sono certificati dalla raccolta di centinaia di questionari che abbiamo distribuito e raccolto durante i concerti. Dai quali emerge un dato quasi costante: sembra che la città, durante il festival, sia persino un’altra, una città di una vitalità e di una energia normalmente insospettabili, tanto che ci vien chiesto di organizzare altri eventi di questo tipo durante l’anno. Cosa certamente non semplice ma che potrà risultare possibile se riusciremo nell’intento di rendere il festival una entità stabile che lavora continuativamente: di questo stiamo ragionando con Riccardo Brazzale e con Loretta Simoni negli uffici dell’assessorato e con Luca Trivellato, Paolo Colla (presidente di Aim) e non meno con Luca Berton del Panic Jazz Club e ne discuteremo con tutta la rete di collaborazioni che a vario titolo sostengono Vicenza Jazz. Certo è che vi sono oramai in città delle attese che non si possono e che non vogliamo trascurare. La continuità del festival sarà insomma uno dei temi futuri».

Va anche oltre Luca Trivellato: «Come spesso dice Francesca, la qualità premia e la bontà delle scelte artistiche di Riccardo sono sotto gli occhi di tutti. Mi è solo dispiaciuto che la scelta della gratuità del jazzclub ci abbia dato, specie all’inizio, più di un problema. Ma un jazzclub in Piazza dei Signori non potrà che avere delle grandi prospettive e per noi non potrà che esser solo una spinta al miglioramento. E ricordiamoci che il prossimo anno il festival diventa maggiorenne: abbiamo quasi l’obbligo di farlo camminare con le sue gambe».

Ma dove andrà Vicenza Jazz con le sue gambe? Il direttore artistico ha già in mente il tragitto: «Torniamo in America – rimarca Brazzale – ma nella West Coast della California che scende al Messico e, lungo il Pacifico, raggiunge la Colombia. Con tutti i suoi rimandi spagnoli e gli incontri col flamenco, magari rivisti da Miles o da Mingus, da Paquito o da… Ry Cooder. Se gli appassionati ci seguiranno, sono certo che ci divertiremo ancora a lungo».

 

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