Città di Vicenza

25/04/2012

25 aprile 2012 - 67^ Anniversario della Liberazione - Il saluto del sindaco di Vicenza Achille Variati alla cerimonia di piazza dei Signori

Saluto il signor prefetto, le autorità religiose, militari, le autorità civili, parlamentari, regionali, provinciali, il presidente del consiglio comunale, gli assessori e i consiglieri comunali, che con me condividono l’impegno amministrativo per Vicenza, con un particolare ringraziamento al consigliere delegato Marco Appoggi che ha organizzato con successo le celebrazioni per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia.

Un affettuoso saluto alle associazioni combattentistiche e d’arma, ai volontari della libertà, all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, all’associazione Internati nei campi di concentramento, all’associazione delle vittime civili di guerra, ai sindacati, tutte associazioni che non mancano mai di essere presenti con le loro bandiere e i loro labari, simboli di storia, di sofferenze e di onore, e poi ai movimenti e alle forze politiche presenti.

E saluto con particolare emozione voi, care concittadine e cari concittadini, che siete venuti oggi in piazza a testimoniare l’orgoglio e la gratitudine che a distanza di tanti anni ancora sentiamo vivi e forti verso la memoria della Resistenza.

E perché siamo qui?

Siamo qui, oggi come ogni anno da 67 anni, per rivendicare un’appartenenza, e per rinnovare una volta di più il nostro giuramento di fedeltà. Appartenenza all’idea di una Nazione, l’Italia, una e indivisibile, come ci ricorda l’amato tricolore che addobba questa piazza. Fedeltà all’ideale della Libertà.

E Libertà significa così tante cose, così tante cose preziose. Significa poter pensare con la propria testa, e dire ad alta voce il proprio pensiero. Significa potersi battere a volto scoperto per le proprie idee, per produrre cambiamenti sociali, per far avanzare la grande marcia senza fine dei diritti, per migliorare il mondo in cui viviamo.

Ma essere fedeli al concetto della libertà significa anche assumersi una piena responsabilità: siamo, tutti noi, chiamati a custodire quest’idea, a fare in modo che non avvizzisca, a impegnarci e anche - quando serve - a batterci perché la nostra libertà non ci venga sottratta.

E un buon modo per custodire la nostra libertà è quello di onorare la memoria del lungo e accidentato cammino che ci ha reso uomini e donne liberi. Onorare la memoria di coloro che per conquistare la libertà si sono battuti, fino al sacrificio della vita. Nella nostra provincia furono 2607 i caduti in combattimento, oppure fucilati o impiccati, 1504 deportati e internati nei campi di sterminio. Nella sola città di Vicenza furono 144 i partigiani caduti, e 64 i decorati al valor militare. Onorare, quindi, la loro memoria. E onorare la memoria di una pagina della nostra storia di cui siamo tutti, ancora oggi, figli e debitori.

Dico queste cose perché su questa nostra bellissima Festa della Liberazione quest’anno, una volta di più, si addensano scure le nubi della rimozione, della negazione, della stupidità, della violenza.

Ed è un dovere civile citare alcuni episodi, ricordarli ad alta voce in questa piazza.

Ricordo un ragazzo che il 12 gennaio del 1945 aveva solo vent’anni quando fu fucilato. Fucilato perché credeva nella libertà e nella democrazia. Si chiamava Dino Carta, un nome che la nostra città non ha dimenticato. Pochi mesi fa i soliti ignoti hanno dato fuoco alla corona d’alloro che ne ornava la lapide. Di notte, come dei vigliacchi. Ma la nostra città si stringerà ancora una volta alla sorella di Dino, Franca, quando prossimamente donerà al Museo del Risorgimento e della Resistenza la camicia che il fratello indossava quando fu ucciso.  

In modo diverso eppure similmente poco rispettoso per la storia della Resistenza pochi giorni fa, con una strana coincidenza rispetto al 25 aprile, siamo tutti rimasti sorpresi, e poi sconcertati, nell’apprendere che a Roma, senza degnarsi di interpellare la nostra città, qualcuno aveva deciso di cambiare il nome della base militare “Dal Molin” in “Del Din”. La scelta del nuovo nome ha provocato dure e universali reazioni di critica e sdegno. E non certo perché Renato Del Din, partigiano antifascista, medaglia d’oro al valore militare, sia una figura negativa. Tutt’altro. Ma, come ha detto il presidente dell’Associazione Partigiani vicentina, Mario Faggion, “perché il nome di un partigiano, medaglia d´oro caduto battendosi per la libertà e l´indipendenza dallo straniero, non dovrebbe essere associato ad alcuna caserma straniera in Italia, anche se di uno Stato amico”. Ed è stata sempre l’ANPI a dichiarare questa scelta “strumentale, provocatoria, ispirata a criteri di dubbia democrazia, in quanto operata senza consultare nessuna organizzazione o istituzione del territorio interessato”. Non posso che concordare, e proprio raccogliendo le tante voci critiche ho scritto al ministro della Difesa per chiedergli un ripensamento, perché in questa scelta è mancato rispetto tanto verso la figura storica del partigiano Del Din quanto verso una città che ha già dovuto subire fin troppo le imposizioni di uno Stato incapace di ascoltare le ragioni della comunità locale.

Lo voglio ricordare a Roma: questa nostra splendida città ha guadagnato due volte la Medaglia d’Oro al Valor Militare, e l’ha fatto col sangue dei propri combattenti, patrioti, partigiani, difensori della libertà. Questa nostra città ha saputo rialzarsi dall’alluvione con le proprie forze grazie al lavoro e al sudore di migliaia di volontari armati solo di vanghe e di amore per la propria terra. Questa nostra città ha dignità e coraggio, e non accetta di subire in silenzio.

Ricorderete un altro episodio. Esattamente un anno fa, questa piazza espresse tutto il suo sdegno per la proposta provocatoria e becera di cambiare il nome al nostro Museo del Risorgimento e della Resistenza. E cosa volevano cambiare, quei giovanotti appoggiati non da estremisti ma da rappresentanti eletti di un importante partito politico? Ve lo ricordate? Non volevano cambiare la parola “museo”. Non volevano cambiare la parola “risorgimento”. Volevano cambiare la parola “Resistenza”. Di più: la volevano cancellare. Volevano cancellare la parola “Resistenza”.

E arriviamo a oggi. Ai giornali dolorosi che stamani alcuni di voi avranno letto. Allo sfregio che ieri mattina, alle prime luci dell’alba, abbiamo trovato alle porte della nostra città. Durante la notte, le solite mani ignote hanno offeso i cartelli di ingresso alla nostra Vicenza, cartelli che un anno fa avevamo arricchito, come omaggio alla nostra storia, con una semplice scritta: “Città decorata di due medaglie d’oro per il risorgimento e la resistenza”. Quelle mani ignote hanno cancellato con la vernice nera la parola “Resistenza”.

E non una volta sola. Lo hanno fatto in tutti i cartelli che avevano quella scritta, quella scritta bella e semplice e orgogliosa, che ricorda la nostra storia e rivendica quella storia come parte del nostro presente, ricordando a chiunque entri in città che Vicenza si è battuta con eroismo, coraggio, sacrificio nei due momenti che hanno definito la nostra identità come popolo e come nazione.

Sette erano quei cartelli. E sette volte quelle mani ignote hanno cancellato la parola “Resistenza”.

E chi agisce di notte, approfittando del buio per colpire e danneggiare? Noi li chiamiamo vandali e criminali.

E chi altri agisce di notte, per portarci via quel che è nostro di diritto? Noi li chiamiamo ladri.

E ancora, chi agisce di notte, nascondendosi nell’ombra per non farsi riconoscere, sottraendosi alla luce del sole e al confronto aperto? Noi li chiamiamo con una parola sola: vigliacchi.

Sì, cari concittadini, sono criminali, ladri di valori e vigliacchi quelli che hanno oltraggiato la festa della Liberazione con questo gesto così odioso, cancellando la parola “Resistenza”, sono piccoli vigliacchi ignoranti della storia, che sputano sulla libertà conquistata a duro prezzo da coloro il cui sacrificio noi ricordiamo e celebriamo anche oggi. E sputano sui tanti che sono caduti combattendo con coraggio, onore, lealtà, e per i quali noi abbiamo una parola ben diversa: eroi, i nostri eroi cittadini, i nostri eroi nazionali.

Ma ho un messaggio per questi piccoli provocatori: tutta la vostra vernice non potrà cancellare il nome della Resistenza. Tutta la vostra vernice non potrà offuscare o riscrivere le pagine della storia. E per quanto proviate, noi quel nome, Resistenza, continueremo a scriverlo e a riscriverlo ancora, cento volte se sarà necessario, perché noi non ci stancheremo mai di pronunciarlo e ricordarlo e celebrarlo.

E vorrei che proprio da questa piazza, da questa bella piazza piena di sole e di bandiere e di facce sincere e di persone che ricordano i valori su cui la nostra Repubblica è nata, vorrei che proprio da questa piazza tutti assieme alzassimo la nostra voce e la facessimo sentire forte e limpida, la nostra voce di cittadini normali che però non accettano il sopruso e la violenza e l’aggressione squadrista ai simboli di una nazione e alla sua pagina più bella, la nostra voce di vicentini e di italiani che ancora oggi, come ogni anno, si trovano in questa come in mille altre piazze d’Italia per giurare fedeltà all’ideale della libertà, per ricordare che il fascismo fu un male, e che la Resistenza fu riscatto della dignità e dell’anima di un’intera Nazione, fu l’altare civile alla cui giusta causa tante vite vennero immolate, fu il nuovo Risorgimento di un popolo che voleva chiamarsi libero e non più oppresso, fu la più bella e nobile consacrazione di una leva di giovani che mai l’Italia abbia conosciuto.

E vorrei che adesso, tutti assieme, unissimo la nostra voce per ripetere quella parola, quella parola che taluni continuano ad avere in odio, e ancora rifiutano, e attaccano e disprezzano e denigrano, quella parola che quelle mani hanno cancellato dai cartelli della nostra città ma che non possono cancellare dai nostri cuori e dalla nostra storia, e vorrei che quella parola bellissima e gloriosa ora la ripetessimo tutti assieme, e la gridassimo con gioia e con amore e con riconoscenza, sette volte, una volta per ogni volta che è stata cancellata:

RESISTENZA

RESISTENZA

RESISTENZA

RESISTENZA

RESISTENZA

RESISTENZA

RESISTENZA

Viva la libertà nata dalla Resistenza!

Viva l’Italia nata dalla Resistenza!

E viva la Resistenza!



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