Città di Vicenza

27/03/2012

“Grande ondosauro” di Iler Melioli in mostra nella Loggia del Capitaniato

Sabato 31 marzo alle 18 l’inaugurazione

La Loggia del Capitaniato ospiterà l’installazione dell’opera monumentale di Iler Melioli “Grande ondosauro” che verrà inaugurata sabato 31 marzo alle 18 da Yvonneartecontemporanea con il patrocinio del Comune di Vicenza.
L’iniziativa si inserisce all’interno della mostra personale di Iler Melioli da Yvonneartecontemporanea a Vicenza, presentata da Renato Barilli, che prevede la collocazione di un'opera monumentale dell'autore emiliano in uno spazio pubblico del centro storico di Vicenza. Il maestro ha suggerito come luogo elettivo in cui collocare l'opera, la Loggia del Capitaniato di Andrea Palladio. Uno spazio architettonico espressivo di una visione antropocentrica rinascimentale in cui inserire un grande ondosauro in acciaio inossidabile che misura cm780x200x80.
L'ondosauro di Melioli delinea una grande curva di Gauss, una figura emblematica che bene rappresenta sul piano simbolico la cultura relativistica e postmoderna del nostro tempo. Due grandi modelli a confronto, uno rinascimentale e uno postmoderno, in un rapporto dialogico ricco di suggestioni .
Nel catalogo della mostra scrive Renato Barilli: "Il nostro Iler appartiene a una generazione che intende praticare una sorta di sintesi hegeliana tra due estremi opposti, il troppo di rigore ad angolo retto del Minimalismo, il troppo di concessione al colorismo e all’ornamento dell’ondata successiva. Veniamo qui a verificare questi caratteri di superamento, o contemperamento reciproco, dei due estremi. Certamente questo dinosauro sui generis ostenta una specie di colonna vertebrale degna appunto di un gigantesco animale preistorico, dove tuttavia le inevitabili imperfezioni della sostanza organica vivente sono riveduti e corretti in senso ingegneresco, come se fossimo in presenza di una cancellata, di un muro di sbarramento. E tuttavia, questa valenza regolarista non è confermata fino in fondo, in quanto la cresta di questa spina dorsale o cassa toracica o muro di cinta si conforma al bellissimo ed elastico andamento di un’onda, che è un pattern assolutamente alieno all’universo dell’inorganico e dei metalli, mentre caratterizza, da un lato, le manifestazioni della vita, tanto animale quanto vegetale, e dall’altro, l’universo oggi assolutamente dominante dell’elettromagnetismo, col suo svolgimento nell’elettronica. Non per nulla la metafora di base per caratterizzare tutto questo ambito è proprio di “onda” elettromagnetica. Si potrebbe dire dunque che in questo sauro di nuova generazione si conciliano davvero i due cicli su cui si era retta e si regge la nostra civiltà, il meccanico e l’elettronico. Qualcosa di simile si troverebbe nel maggiore architetto vivente, il catalano Calatrava, a dimostrazione che gli artisti non agiscono mai da isolati ma colgono in ogni caso uno Zeitgeist che li porta a soluzioni assai prossime. Non c’è contraddizione tra l’attuale presenza in una galleria privata, costretta ad attenersi ai formati ridotti, e un auspicabile destino di opera pubblica. Si delinea un fertile rapporto di sussidiarietà,  il privato dà all’artista i mezzi per sperimentare e abbozzare, ma poi dovrebbe intervenire il momento pubblico per consentire la realizzazione vera e propria a scala monumentale.”

Il “Grande ondosauro” sarà visibile nella Loggia del Capitaniato fino al 22 aprile.

Informazioni: YvonneArtecontemporanea, contrà Porti, 21; 393 9060790, info@yvonneartecontemporanea.com, www.yvonneartecontemporanea.com

Catalogo disponibile con testi di Renato Barilli

Iler Melioli (Reggio Emilia, 1949) rappresenta uno dei ritorni alla materia e alla castità delle forme, chiamato New Geo. In reazione all’accentuato soggettivismo del neo-espressionismo, all’inizio degli anni ottanta risorge negli Stati Uniti e in Europa una nuova astrazione geometrica, che usa o adatta liberamente l’arte non figurativa di matrice concettuale, programmatica e assemblativa degli anni sessanta-settanta. Questa tendenza, che include artisti molto diversi per formazione e lavoro, acquista per la prima volta visibilità nel 1984 a Documenta 8 a Kassel. Definita sin dalla metà del decennio con il termine di Neo Geo (abbreviazione di neo geometric conceptualism), essa è caratterizzata da freddi e impersonali assemblaggi composti da reali prodotti commerciali e da oggetti propri dell’immaginario quotidiano della cultura moderna, presentati tout court come opere d’arte di una bellezza senza tempo; oppure da raffigurazioni geometriche giocate sull’accostamento di tonalità cromatiche o di effetti “optical”, che donano alla superficie pittorica l’illusione di forme in rilievo; dalla combinazione di tecniche, materiali e oggetti provenienti dalla contemporanea civiltà tecnologica e dai mezzi di comunicazione di massa. Minimo comune denominatore di questa ricerca formalmente eterogenea è l’appropriazione postmodernista di forme e linguaggi preesistenti della storia dell’arte, mutuati dalla colorfield painting, dal nuouveau réalism, dalla pop e optical art, dal minimalismo e dall’arte concettuale.
Con la pubblicazione AnniNovanta (ed. Mondadori), Renato Barilli storicizza la ricerca di Melioli nel quadro del neominimalismo accanto al gruppo della East Coast americana formato da Jeff Koons, Haim Steimbach e Peter Halley, oltre ad altri autorevoli esponenti europei quali John Armleder, Gunther Forg, Stefano Arienti e Umberto Cavenago.

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