Città di Vicenza

31/10/2011

Dai sindaci più alluvionati del Veneto un appello al Governo, Variati: "L’assetto idrogeologico del Paese diventi un motore dello sviluppo nazionale"

"Ci appelliamo al Governo affinché l’assetto idrogeologico del Paese diventi uno dei motori dello sviluppo nazionale". Si è chiusa con questo messaggio, lanciato dal sindaco di Vicenza Achille Variati, la conferenza stampa tenuta ad un anno dall’alluvione dal commissario di governo e prefetto di Verona Perla Stancari e dai sindaci del vicentino, padovano e veronese che hanno subito maggiori danni dal disastro di Ognissanti.

L’appello dei sindaci più alluvionati mercoledì diventerà un documento scritto nero su bianco, ma già stamani Variati ha raccolto il sostegno del Governatore del Veneto Luca Zaia e la volontà dell’Anci di sostenere questa richiesta. Il documento sarà proposto a tutti i Comuni che in questi ultimi anni sono stati colpiti da alluvioni, frane, smottamenti, ai Comuni capoluogo del Veneto e a quelli delle principali città d’Italia, a partire da Roma, così come sarà sottoposto ai presidenti delle Regioni.

"Il piano strategico degli interventi di mitigazione del rischio idraulico del Veneto – è l’argomentazione da cui è partito Variati - prevede un investimento di 2 miliardi e 731 milioni di euro, ma oggi per realizzare le opere di messa in sicurezza del nostro territorio possiamo contare solo su 251 milioni di euro, pari ad 1 decimo di quanto ci servirebbe. In tutta Italia, intanto, non passa stagione che non si verifichino disgrazie legate al dissesto idrogeologico, dagli ultimi fatti di Liguria e Toscana al nubifragio di Roma del 20 ottobre, dalle alluvioni di Marche e Romagna del 3 marzo alla nostra alluvione dell’anno scorso, anticipata dai dissesti liguri del 4 ottobre e da quelli del salernitano del 9 settembre 2010, limitandoci ai fatti più rilevanti degli ultimi due anni..."

"In un momento in cui lo Stato deve puntare sullo sviluppo – ha proseguito il sindaco - i lavori di risanamento per prevenire tali disastri rappresenterebbero fonte di lavoro, che vuol dire ricchezza, per tutto il Paese. Continuare a non farli vuol dire invece allungare l’elenco delle aree disastrate, dove non solo si blocca la crescita, ma si innescano gravissime perdite in termini sociali ed economici. I danni provocati da questi fenomeni, infatti, sono sia diretti che indiretti, immediati e di lungo periodo, nel senso che non riguardano soltanto l’emergenza, ma durano negli anni, compromettendo la crescita di un intero territorio. E ciò risulta ancora più pesante per un Paese come il nostro, da sempre terra d’elezione del turismo mondiale. Per questo, dal Veneto, chiediamo che si intervenga. Non solo per la sicurezza, ma anche per lo sviluppo dell’Italia."

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