Città di Vicenza

02/08/2011

Sparatoria in zona stadio, Variati: “Il Parlamento dia subito ai sindaci la legge sulla sicurezza urbana per combattere il degrado”

“Il Parlamento dia subito ai sindaci gli strumenti per combattere il degrado urbano. Altrimenti non a Vicenza, ma in tutte le città italiane la situazione continuerà  peggiorare. Serve subito la legge sulla sicurezza urbana: una legge che dia ai sindaci, che conoscono il territorio, il potere di affrontare queste questioni, fermo restando che il responsabile dell’ordine pubblico è deve restare il questore, che risponde al prefetto”.

All’indomani della positiva notizia dell’imminente arrivo dei caschi verdi “conquistati” da Vicenza dopo il grave caso della sparatoria, il sindaco Achille Variati ritorna sul tema della sicurezza e del degrado, anche in risposta alle forze politiche di opposizione che hanno chiesto le dimissioni dell’assessore alla sicurezza e un maggior presidio di alcune zona della città. “Proprio in questi giorni – argomenta il sindaco – il Tar ha accolto il ricorso del bar Jona di Campo Marzo, al quale avevamo imposto la chiusura del locale fino al 30 settembre perché vi si spacciava senza nessuna vigilanza da parte del titolare. Ciò dimostra che il sindaco, neanche di fronte ad un fatto tanto clamoroso, ha potere di chiusura di un bar. Così come, allo stesso modo, non ha il potere di vietare la prostituzione su strada o di intervenire in presenza di clandestini senza permesso di soggiorno”. “Quella del degrado urbano – prosegue il sindaco – è una materia controversa e ambigua. Da quanto tempo aspettiamo leggi su questi temi, a cominciare dalla prostituzione? Non credo che l’attuale Parlamento sia ormai più in grado di farla. E allora, almeno, dia a noi sindaci la possibilità di intervenire. Che mi si permetta almeno di combattere la prostituzione allo stesso modo con cui impongo un divieto di sosta: dicendo, cioè, in quali luoghi è vietata. Che mi si dia la possibilità reale di controllare e regolare lap dance, centri benessere e massaggi, appartamenti equivoci. E che si arrivi, finalmente, alla riforma della polizia locale i cui agenti, oggi, sono equiparati ad impiegati comunali, con mille difficoltà legate ai pagamenti degli straordinari notturni”.

“Vicenza – conclude  il sindaco – non è né indifesa, né insicura, come qualcuno vorrebbe far credere. Certo, la sparatoria è stato un fatto grave e ci sono elementi di degrado che abbiamo il dovere di combattere. Faremo di più con il potenziamento delle forze di polizia che ci siamo conquistati in queste ore e che conto di vedere arrivare a giorni. Ma sono sciacalli e dovrebbero vergognarsi gli esponenti locali di partiti di governo che criticano il Comune e chiedono le dimissioni del mio assessore: tutte le città italiane vivono questi problemi e ciò dipende dall’incapacità dello Stato di dare regole. E’ uno sciagurato chi sfrutta la paura suscitata dall’evento di cronaca accusando l’amministrazione comunale quando sa benissimo che tocca ai suoi rappresentanti in Regione, al Governo e in Parlamento dare risorse e legiferare a favore della sicurezza urbana. Questo è il tempo della collaborazione: si prema tutti per una nuova legge sulla sicurezza urbana”.

 “A Vicenza non ci sono zone a rischio – aggiunge l’assessore alla sicurezza Antonio Dalla Pozza, rispondendo ad alcune critiche delle minoranze consiliari – quanto semmai aree dove è più elevata la percezione di insicurezza. A Campo Marzo, ad esempio, le numerose operazioni delle forze di polizia dimostrano che la zona è costantemente controllata. La stessa polizia locale è presente stabilmente, mattina e pomeriggio, con una pattuglia fissa. Non servono quindi né alpini né altre organizzazioni per controllare questa zona che è già supervigilata, anche grazie alla recente implementazione del sistema di videosorveglianza”. Respinge al mittente, Dalla Pozza, anche l’accusa di incapacità di elaborare ordinanze inattaccabili: “Prima della sentenza del Tar che ci contesta la chiusura del bar Jona – ricorda l’assessore – tutte le nostra ordinanze, pur impugnate, hanno sempre avuto l’avvallo del tribunale amministrativo. Segno che noi i provvedimenti li sappiamo fare bene, diversamente da chi si è visto bocciare per più volte le proprie ordinanze, come nel caso del call center di via Napoli. Quello del bar Jona è la prima disposizione che abbiamo fatto dopo la sentenza della corte costituzionale sui provvedimenti dei sindaci. Ora studieremo la decisione del tribunale e valuteremo come procedere. Rilevo intanto che il Tar non ha accettato la richiesta di risarcimento avanzata dal titolare”.

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