Città di Vicenza

27/12/2010

Alluvione, Variati: “Il bacino di laminazione non è sufficiente: ci sono troppi enti e responsabilità poco chiare. Serve un recupero della conoscenza del territorio attraverso le aziende agricole"

Fossi e alvei dei fiumi non più puliti da anni, rogge abbandonate a se stesse, criticità negli argini. Sono troppe le cose che non tornano al sindaco di Vicenza, Achille Variati, in seguito all’alluvione di Ognissanti e a quella, scampata per un soffio, due giorni prima di Natale; senza contare gli allarmi scattati nel mezzo, per fortuna senza conseguenze.

Per questo Variati annuncia di aver già fissato un incontro subito dopo l’Epifania con Coldiretti e il consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, con il coinvolgimento della Provincia di Vicenza. Non solo: il sindaco intende infatti proporre un incontro anche tra tutti i colleghi sindaci dell’asta del Bacchiglione, quali responsabili delle diverse comunità del territorio, per un’analisi organica e condivisa del problema. E la riunione potrebbe avvenire proprio a Vicenza, che sta diventando la città simbolo dell’alluvione.

“Intendo effettuare una radiografia intelligente della situazione idrografica ed idraulica, in particolare delle criticità e delle mancanze di gestione delle rogge e dei fossi – spiega il sindaco -. Alcuni lavori che sono stati eseguiti in certi punti rappresentano delle vere e proprie barriere nei corsi d’acqua minori, i quali hanno delle responsabilità sugli allagamenti non inferiori al Bacchiglione. Gli stessi rapporti tra la rete minore e il fiume sono cambiati – osserva -, perché nei momenti di piena, invece di riceve l’acqua dagli affluenti, il Bacchiglione gliene consegna, provocando allagamenti”.

“Il bacino di laminazione dunque è, sì, un’opera indispensabile, ma non sufficiente – avverte Variati -. Ad andare in tilt in questi ultimi due mesi è stato infatti qualcosa di più grave. A differenza di adesso, che abbiamo svariati enti che si occupano dell’acqua attraverso ‘uomini senza volto’, un tempo avevamo persone che conoscevano bene gli argini, i fiumi, i fossi, le rogge, persone che sapevano dove e quando intervenire. Ora invece non conosce più niente nessuno, così poi, quando ci sono emergenze, la natura ci restituisce allagamenti, danni, disgrazie”.

“Forse allora – continua il sindaco - il consiglio regionale, per quanto di competenza, dovrebbe fare delle norme per individuare con maggior sintesi il potere di agire sui fiumi e soprattutto specificare bene quali sono le responsabilità. Noi sindaci siamo a disposizione, ma, nel caso, con patti chiari e amicizia lunga, che significano chiarezza normativa e un minimo di risorse”.

Fondamentale, allora, per il sindaco Variati è l’intesa con Coldiretti, che già, peraltro, si era detta pronta ad intervenire attraverso la disponibilità di una ventina di associati fin dalle prime ore del rischio esondazione dei giorni scorsi.

“C’è bisogno, in tutto questo, di una forte collaborazione da parte delle aziende agricole, perché sono quelle che hanno ancora un po’ di memoria – sostiene Variati, consapevole peraltro del persistere degli allagamenti nei campi, col rischio di vanificare la semina da parte degli agricoltori -. Vorrei recuperare i volti di coloro che ricordano le cose e che ci possono dare indicazioni indispensabili con il buon senso di chi conosce la terra e i movimenti dell’acqua. Non basta dare l’appalto ad una ditta vattelapesca, che vince una gara vattelapesca, che viene qua non conoscendo nulla del nostro territorio, fa quattro lavori in un argine e se ne va. Così non funziona: la terra va conosciuta”.

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