Città di Vicenza

21/10/2009

Piano casa: sì agli ampliamenti, ma nel rispetto di un territorio che è patrimonio Unesco

“Piano casa: la giunta ha definito la proposta di delibera sui limiti, i criteri e le modalità applicative. Entro fine ottobre il documento sarà iscritto all’ordine del giorno del consiglio comunale come prevede la normativa regionale”. Lo annuncia l’assessore all’edilizia privata Pierangelo Cangini che oggi ha sottoposto al sindaco e agli assessori il documento predisposto dai suoi tecnici in collaborazione con quelli dell’urbanistica.

“La nuova legge regionale, molto attesa dal mondo dell’edilizia nella speranza che possa contribuire al rilancio di un settore in difficoltà – spiega Cangini -  demanda ai Comuni il compito di definire entro il 30 ottobre tutta una serie di limitazioni alla possibilità di ampliare gli edifici esistenti che rientrerebbero nel piano casa. Senza entrare nel merito dell’efficacia della legge, per quanto ci riguarda, in aderenza a quanto abbiamo già definito nel PAT, abbiamo scelto di tutelare il patrimonio architettonico e storico che caratterizza il territorio di Vicenza città dell’Unesco. Per questo abbiamo allegato alla delibera una cartografia che definisce in modo puntuale le realtà che abbiamo deciso di escludere dal piano casa: tutti gli edifici del centro storico, come peraltro previsto dalla legge, intendendo per questo l’area all’interno delle mura Duecentesche, una serie di edifici ottocenteschi e novecenteschi di notevole valore storico testimoniale, le palazzine liberty, gli edifici rurali per i quali è possibile solo il restauro. L’obiettivo è stato infatti evitare che, per consentire nuova capacità edificatoria, rischiassimo di perdere l’importante riconoscimento Unesco”.

L’ampliamento del 20% sulla prima casa è in generale già possibile da luglio, ma ad oggi sono solo 7 le DIA (denuncia di inizio attività) presentate grazie alla nuova legge regionale straordinaria, che resterà in vigore solo due anni.

Con questa delibera si sbloccherà tutta una serie di casi in attesa di definizione. Per quanto riguarda gli ampliamenti, esclusa la prima casa già normata dalla legge regionale, il Comune ha deciso che avvengano in aderenza al fabbricato esistente o utilizzando un corpo edilizio attiguo. E’ ammessa la realizzazione di un corpo separato, purché sia a servizio del fabbricato. Ancora, per le zone di valore storico ambientale, l’ampliamento è concesso se gli strumenti urbanistici già ammettono, per i fabbricati in questione, la ristrutturazione edilizia e urbanistica. E’ inoltre previsto un “premio di cubatura”, fino addirittura al 50% del volume esistente, se si demoliscono case realizzate fino al 1989 per le quali era possibile la ristrutturazione edilizia. In questi casi si deve costruire con sistemi che utilizzino fonti di energia rinnovabile e si migliori la qualità architettonica dell’edificio. Nelle zone industriali, artigianali, commerciali e annonarie l’ampliamento, pari a un solo piano, si potrà fare solo in aderenza al fabbricato e senza superarlo in altezza. La delibera definisce infine nero su bianco la documentazione che va presentata con la dichiarazione d’inizio attività (DIA).

Ora la delibera, che nella sua fase preparatoria ha già visto un confronto con le associazioni di categoria e gli ordini professionali, viene inviata alla commissione territorio e quindi al consiglio comunale per il voto finale.

“In tutta questa operazione – conclude Cangini – non si può però parlare di nuovi incassi per i Comuni, tanto che l’Anci ha già avviato alcune azioni di protesta: la legge prevede infatti una riduzione degli oneri di urbanizzazione fino al 60% per gli ampliamenti delle prime case”.

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