Città di Vicenza

15/11/2008

Variati nel consiglio di presidenza degli Enti Locali per la Pace: "Dal Molin esempio emblematico, il rapporto tra Stato e comunità va rinegoziato".

Achille Variati, sindaco di Vicenza, è stato oggi eletto per acclamazione nel consiglio di presidenza dell’ELP (Enti Locali per la Pace e i diritti umani), nel corso dell’assemblea nazionale dell’associazione, tenutasi a Ferrara. E proprio a Vicenza si terrà la prossima riunione del Consiglio di Presidenza. Nel corso di un applaudito intervento, Variati ha portato il caso di Vicenza come paradigma delle problematiche connesse al rapporto tra enti locali e Stato, in particolare sui temi della presenza militare sul territorio. Il caso Dal Molin ha ovviamente catturato l’attenzione della platea, ma al centro dell’intervento del sindaco berico c’è stato un ragionamento più complesso:  "Non sono un pacifista, e forse neppure un anti-militarista – ha esordito provocatoriamente Variati – Né sostengo modelli di contrapposizione frontale allo Stato: quello a cui dobbiamo guardare non è un antistorico egoismo municipale, o la chiusura protezionistica nelle piccole patrie secondo logiche da sindrome NIMBY, così come non sostengo la filosofia dell’insubordinazione come strumento per garantire i comuni rispetto allo Stato. Un approccio nuovo al problema dei diversi livelli istituzionali deve muovere dalla rivendicazione orgogliosa dell’autonomia locale, che non significa il rifiuto delle prerogative dello Stato, ma che va alla ricerca di un rapporto differente con lo Stato. Un rapporto da rinegoziare, sulla base di un parallelo salto di qualità, che deve riguardare sia noi che Roma. Dal lato del Comune, potremmo pensare all’adozione su scala universale di strumenti di informazione, trasparenza amministrativa e partecipazione ai processi decisionali che possano certificare in modo credibile  le espressioni della volontà popolare, rendendole un prezioso strumento da offrire al decisore politico anche sovracomunale. Da parte dello Stato rivendichiamo, anche alla luce del crescente ruolo storico degli enti locali, un rispetto che deve basarsi su una rinnovata attenzione alle ragioni delle comunità: che non possono essere trattate alla stregua di caselle da occupare come sulla mappa di un Risiko, senza alcuna sensibilità per i fattori di specificità di una terra o di una popolazione. Il caso degli insediamenti militari, in specie stranieri, è naturalmente emblematico, e la questione Dal Molin esemplifica in modo drammatico le conseguenze di un approccio opposto a questo spirito di leale collaborazione e reciproco rispetto. Su Vicenza, attorno alla questione della base, si intrecciano nodi e scelte che possono e forse debbono portare all’aprirsi di una nuova filosofia nei rapporti tra Stato ed enti locali, e al ripensamento delle relazioni internazionali anche in termini delle ricadute subite dai territori. Il percorso di informazione e partecipazione che abbiamo sperimentato a Vicenza, e che ha portato al risultato straordinario della consultazione del 5 ottobre, purtroppo ma forse non a caso tanto osteggiata dallo Stato, è l’esempio di come una comunità locale possa instradare le tensioni e il dissenso in un’opzione pienamente democratica. Su una questione così delicata, che non riguarda solo Vicenza ma che può ridefinire la natura dei rapporti tra Stato ed enti locali, sarà importante che la nostra città non sia lasciata sola".

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