Città di Vicenza

13/03/2008

Lunedì 17 marzo presentazione del libro "Puccini a Vicenza" di Remo Schiavo al Teatro Comunale

Nell’anno in cui si celebra il 150° della nascita di Giacomo Puccini, Vicenza dedica la giornata di lunedì 17 marzo al ricordo del grande compositore toscano. Oltre al concerto serale al Teatro Comunale Città di Vicenza, che vedrà protagonisti l’Orchestra del Teatro Olimpico, diretta da Giampaolo Bisanti, e i solisti Svetla Vassileva, Mario Malagnini e Walter Franceschini, il foyer del Comunale ospiterà nel pomeriggio, alle 18, la presentazione del volume di Remo Schiavo Puccini a Vicenza . Il libro, realizzato dalla Fondazione Teatro Comunale, offre un excursus sulle rappresentazioni delle opere del maestro di Torre del Lago, realizzate a Vicenza tra il 1896 e il 1974, riportando alla memoria gli allestimenti che tanto seguito ebbero nei due teatri-gioiello della Vicenza dell’Otto e Novecento: il Verdi e l’Eretenio, distrutti dai bombardamenti alleati del 1944 e, come si sa, mai più ricostruiti. Il volume è completato da una cronologia delle opere rappresentate a Vicenza nel periodo preso in esame ed è corredato da fotografie appartenenti all’archivio di Schiavo. All’incontro, a ingresso libero, interverranno l’autore e il presidente della Fondazione, Enrico Hüllweck.

Giornalista, critico di arte e spettacolo, saggista e scrittore, Remo Schiavo riepiloga dunque, con la consueta verve narrativa, la cronistoria delle varie opere di Puccini susseguitesi in città dal 1896, quando all’allora Teatro Comunale (poi intitolato a Giuseppe Verdi) giunse La Bohème , fino alla Tosca data al Palazzetto dello sport il 10 novembre 1974, con Marcella Pobbe nel ruolo della protagonista. In mezzo vi sono le tante rappresentazioni, per lo più coronate da grande successo di pubblico, come descrivono le citazioni delle critiche e cronache apparse sui giornali dell’epoca, riportate "sia per il sapore di cose viste e vissute che questi scritti mantengono intatti, sia per la preparazione musicale e l’arte dello scrivere che un Lesine e un Cogo, i critici dei giornali locali dell’epoca, possedevano in eguale misura."

Ed ecco allora la trionfale Madama Butterfly del 1908 con la bellissima Carmen Melis nel ruolo principale, o l’altrettanto osannata Tosca del 1911 con Maria Mascisca, Bindo Gasparini nel ruolo di Cavaradossi e Gustavo Claverio in quello di Scarpia. O ancora La fanciulla del West di scena all’Eretenio nel 1921 e la Tosca del 1937 che, al Verdi, vide affermarsi il potente canto del tenore veronese Giuseppe Lugo; e poi, via via, la Butterfly del 1940 con Toti Del Monte, fino alle ultime due rappresentazioni del 1944 ospitate al Verdi, prima della sua distruzione: una Madama Butterfly con la cantante giapponese Toshiko Hasegawa e una Bohème la cui replica del 23 marzo venne sospesa per allarme aereo dopo il primo atto.

Di lì a pochi giorni, il 2 aprile, domenica delle Palme, le due sale vicentine cadevano sotto le bombe alleate. "Con la scomparsa dei due teatri – afferma Schiavo - un’epoca di Vicenza si chiudeva inesorabilmente. Invano i superstiti amatori dell’opera credettero di poter celebrare i loro riti in sale cinematografiche, in saloni monumentali, nelle piazze, negli stadi; mancava l’atmosfera, il clima che prepara il momento magico. La tristezza di certi miseri allestimenti con gli spettatori sempre più vecchi e stanchi riuniti quasi a celebrare un funerale! Dove i big dell’opera, i sontuosi allestimenti, l’orchestra e i coro? Non c’era più posto per incontrarsi, per provare, per discutere".

Il lavoro di Schiavo, finito di scrivere il 6 settembre 1974, si chiude con un interrogativo: "Tornerà l’opera di Puccini a Vicenza?" che, in realtà ne sottintende uno di più vasta portata: "Tornerà l’opera lirica ad avere a Vicenza il peso culturale che ebbe in passato?". E l’autore, allargando il raggio d'azione al panorama nazionale, risponde citando Renè Leibowitz nella prefazione alla sua Storia dell’opera : "Sono convinto che se l’arte lirica ha ancora un avvenire, questo avvenire dovrà realizzarsi proprio in Italia (…). La sintesi pucciniana si allontana da quello che era stato il suo terreno d’origine per aprire orizzonti nuovi. Non è escluso dunque che sebbene l’opera italiana sembri per il momento tramontata, non possa rinascere un giorno come la fenice dalle sue proprie ceneri, se non altro perché queste ceneri sapranno fecondare altri sforzi creatori."

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