Città di Vicenza

30/01/2008

Pier Angelo Stefani e i piccoli maestri della scuola d'arte e mestieri nella chiesa dei SS. Ambrogio e Bellino

" Pier Angelo Stefani e i 'piccoli maestri' della scuola d'Arte e Mestieri"    è il titolo della mostra che si inaugura venerdì 1 febbraio alle 18.30 alla Chiesa SS. Ambrogio e Bellino .   La rassegna, organizzata dall'Assessorato alle Attività Culturali del Comune con il sostegno della Regione Veneto, rimane aperta dal 2 febbraio   al 2 marzo 2008   (giovedì e venerdì 15.00-19.00; sabato e domenica 10.30-13.00/15.00-19.00; ingresso libero ).   Informazioni   allo 0444.222114; e-mail: uffmostre@comune.vicenza.it La rassegna, a cura di Stefania Portinari,   prosegue nel progetto di valorizzazione degli artisti del territorio promosso dall'Amministrazione Comunale. Nato nel 1893 e scomparso nel 1965, l 'artista è un importante personaggio della Vicenza tra gli anni Venti e i Quaranta e le sue vicende si intrecciano irrimediabilmente a quelle, tormentate e dolorose, della due guerre, e che lo vedono pagare in prima persona le scelte politiche e culturali volute dal regime fascista. Bel giovane dall'animo gentile, diplomato all'Accademia di Belle Arti di Bologna, trova nell'esercizio della pittura e della musica il modo di esprimere il suo anelito alla bellezza, ma viene presto strappato dai suoi sogni dal precipitare della grande guerra in cui si arruola come alpino e da cui, ferito, è lasciato mutilato di guerra. Stefani è presente nel comitato d'onore dell'associazione artistica "Il manipolo", organizzatrice di mostre fin dalla metà degli anni Dieci, oltre che dell'Esposizione Nazionale d'Arte di Vicenza del 1920. Dirige negli anni Venti la "Bottega d'arte", dove esordiscono i principali artisti vicentini, tra cui Otello De Maria, Neri Pozza, Nerina Noro, e nel 1921 la sua prima personale è presentata a Milano da Margherita Sarfatti che lo porta ad esporre alla prima mostra del Novecento Italiano. Segretario del sindacato delle arti e del disegno di Vicenza fin dal 1927 e direttore della Scuola d'Arti e Mestieri dal 1933 al 1943, promuove le locali Sindacali d'arte e partecipa a varie Biennali di Venezia degli anni '20 e `30, nonché alla prima Quadriennale di Roma del 1931. Negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale egli vuol fare della Scuola d'Arte e Mestieri, nella quale istituisce un corso di disegno di nudo, una fucina di talenti oltre che di artigiani specializzati, mancando da sempre a Vicenza una Accademia di Belle Arti in cui formare le nuove leve artistiche. Il conflitto mondiale travolge di nuovo i suoi progetti, portandolo a un esilio volontario da una città che non riconosce più il suo ruolo e in cui si sente estraneo. La residenza nei pressi del lago di Garda sarà l'ultimo approdo, dopo altre dolorose vicende familiari. La mostra, ricostruendo il contesto di quegli anni sulla base degli studi sui pittori storici vicentini compiuti da Stefania Portinari per l'opera La Pittura   in Veneto nel Novecento , su iniziativa di Nico Stringa, docente di Storia dell'arte contemporanea dell'Università Ca' Foscari di Venezia, sottrae dall'oblio un personaggio per tanti versi scomodo dopo la fine del regime, anche in quanto ingombrante maestro o complesso antagonista per alcuni artisti locali, come Otello De Maria o Neri Pozza. Artista mutevole dal punto di vista dello stile, curioso verso quanto si andava facendo, talora molto vicino a Ubaldo Oppi nell'impostazione dei suoi dipinti, trova il suo stile più luminoso e toccante nei ritratti dei familiari, nella resa tonale ma sintetica dei volumi come nelle immagini che ricordano l'amata figlia Livia.

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