Città di Vicenza

25/09/2007

Pino Micol in "Filottete" di Sofocle: debutto giovedì 27

Debutta giovedì 27 settembre, al Teatro Olimpico, Filottete di Sofocle, per la regia di Giuseppe Marini, primo allestimento della 60° edizione del Ciclo di Spettacoli Classici, diretto da Luca De Fusco, promosso dal Comune di Vicenza e dal Teatro Stabile del Veneto. Prodotto dalla Società per Attori, lo spettacolo replicherà sino a domenica 30 settembre (inizio alle 21).
Interprete principale dell'allestimento sarà Pino Micol, affiancato da Sebastiano Tringali, nel ruolo di Ulisse, da Jesus Emiliano Coltorti, in quello di Neottolemo e da Maurizio Palladino e Luca Arcangeli nel coro. Assiduo frequentatore del proscenio palladiano, dove ha debuttato nel 1971 conLa Lena di Ariosto, Micol è tornato, nel corso degli anni, a esibirsi più volte all'Olimpico con classici del teatro qualiAmleto (1973) eGiulio Cesare (1978) di Shakespeare eAntigone di Sofocle (1994) per citarne solo alcuni.
L'allestimento, il cui testo è tradotto da Angelo Tonelli, presenta la scenografia digitale e le musiche originali di Marco Schiavoni, i costumi di Helga H. Williams e il disegno luci di Michelangelo Vitullo.
I biglietti sono disponibili in prevendita al botteghino del Teatro Olimpico, oppure chiamando il numero a pagamento 899 666 805 o infine collegandosi al sito www.vivaticket.it. L'acquisto tramite call center e sito internet è possibile fino a 24 ore prima dello spettacolo. I tagliandi, il cui prezzo varia dai 9 ai 23 euro, se non esauriti in prevendita, saranno disponibili anche al botteghino dalle 20.30 della sera di spettacolo.
Filottete, a causa di una ferita maleodorante provocatagli dal morso di un serpente, è stato abbandonato dai Greci sull'isola di Lemno, durante la navigazione verso Troia. Dopo dieci anni, tornano sull'isola Odisseo e Neottolemo, incaricati di recuperare l'arco di Filottete, donatogli da Eracle, unico mezzo per espugnare Troia. Tragedia dall'anomalo "lieto fine",Filottete è la storia della solitudine del protagonista, abbandonato dagli uomini e condannato a giacere in preda al dolore.
«Compassione per la fragilità della condizione umana», afferma Tonelli, «e istinto di conoscenza che si inoltra a sondarne gli abissi più perturbanti, al fuoco di un'alta tensione drammatica, espressa con un linguaggio di estrema compostezza e trasparenza: è questo il cuore della poetica sofoclea.» 



 

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