Città di Vicenza

06/06/2006

Massaro e Sartori in mostra alla chiesa dei santi Ambrogio e Bellino

Dopo gli eventi espositivi che hanno visto protagonista la fotografia, nei mesi di aprile e maggio, la chiesa dei SS. Ambrogio e Bellino ospita in questi giorni una doppia rassegna al femminile, dedicata ai lavori delle vicentine Roberta Massaro e Vania Sartori. La mostra, che si inaugura giovedì 8 giugno alle 18, è promossa dall'Assessorato alle Attività Culturali del Comune ed è curata da Valeriano Pastor e Umberto Tubini. Apertura fino al 18 giugno, dal martedì alla domenica, dalle 15 alle 19, ingresso libero. Informazioni ai numeri 0444-222114, 222101; e-mail: uffmostre@comune.vicenza.it
Le due artiste, legate da un sodalizio d'amicizia, sono accomunate dall'approccio sperimentale con cui modellano i materiali forgiando inedite creazioni artistiche e inusuali spazialità.
La Massaro, erborista di professione, ha maturato un rapporto privilegiato con la natura che l'ha spinta a tentare di ricostruirne l'essenza attraverso l'evoluzione della coscienza interiore. La selezione delle sue opere presenta i due linguaggi attraverso cui l'artista indaga e ricrea la natura. Da un lato la Massaro trasfigura materiali prodotti industrialmente, apponendo ad una tela, o ad una semplice zanzariera, una serie di sagome uguali a forme di petalo, ricavate da un tessuto-non tessuto; il risultato evoca complesse geometrie policromatiche che si addensano e si diradano come se un soffio di vento le avesse fermate sulla tela.
L'altro modo di procedere dell'artista è invece legato all'esperienza artigiana: in questo caso, la Massaro lavora su elementi naturali, come pietre, polveri, conchiglie coagulati da resine naturali dall'odore intenso. Accade allora che nel primo caso le opere suggeriscano, come scrive Valeriano Pastor, "l'idea di un' indicibile profumo dei petali di "meta-fiori", mentre nel secondo i lavori abbiano uno spazio olfattivo reale, che tematizza l'odore nella figurazione".
Vania Sartori presenta invece delle "sculture architettoniche", come lei stessa ama definire le sue opere. La frequentazione della Facoltà di Architettura a Venezia ha fornito all'autrice un linguaggio di forme declinato in maniera autonoma da temi costruttivi o da obiettivi funzionali, per arrivare a creare composizioni che trovano un nuovo significato nella traduzione ceramica. Superfici grezze in semi-refrattario, trattamenti sommari con ingobbi, segni impressi o graffiati, acquistano pesi e risonanze del tutto nuove.
In virtù del fatto che "la forza del prodotto ceramico, come afferma Umberto Tubini, sta nell'assolutezza del suo essere e nella sua capacità di sfidare il tempo", così queste "sculture architettoniche si dispongono ad evocarci sentimenti del tempo e dello spazio che superano l'occasione proposta, per richiamare concezioni della " cosa" architettonica in forma universale".

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