Città di Vicenza

26/05/2005

Mostra antologica di Ernesto Lomazzi in Basilica

Dal 27 maggio al 28 agosto

Si inaugura giovedì 26 maggio alle ore 18 nella Sala Stucchi di Palazzo Trissino a Vicenza l'antologica di grafica e pittura dedicata a Ernesto Lomazzi (1905-1985) Dalla cronaca famigliare all'impegno civile. La mostra curata da Giuliano Menato e allestita nel salone degli Zavatteri in Basilica Palladiana. Sarà visitabile dal 27 maggio al 28 agosto dalle ore 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 19 dal martedì alla domenica. Ingresso libero. Con questo allestimento l'Assessorato alle Attività Culturali del Comune di Vicenza prosegue nel progetto di valorizzazione degli artisti vicentini del Novecento dedicando loro una serie di mostre retrospettive. Concepite in forma antologica, esse sono il frutto, prima ancora che di una rivisitazione critica degli autori, di un lavoro di recupero delle opere, molte delle quali nel corso degli anni sono andate disperse. Azione, questa, necessaria per documentare adeguatamente il lavoro creativo di personalità di spicco della cultura figurativa locale (Italo Valenti, Otello De Maria, Nerina Noro) qualcuna, come è stato dimostrato, di reputazione nazionale.
Pittore, incisore, grafico pubblicitario, Ernesto Lomazzi (Verona 1905 - Vicenza 1985), dopo aver iniziato gli studi all'Accademia di Ravenna, si diploma al liceo artistico dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. Qui, con gli artisti della sua generazione, tra i quali Saetti, risente del magistero dello storico gruppo di pittori che, nei primi decenni del secolo, diedero vita ad un movimento legato a motivi culturali e di gusto. L'atteggiamento degli artisti bolognesi come Pizzirani, Fioresi, Romagnoli, e poi Corazza e Berlocchi, era caratterizzato dalla spontanea propensione per una pittura naturale di immediato intuito, ma di intonazione diversa da quella verista che nelle accademie continuava ad essere praticata. La presa di posizione di questi artisti era avvenuta contro il freddo accademismo, in nome di una pittura naturale che teneva conto della tradizione pittorica veneta, della ventata rigeneratrice dell'impressionismo e delle conseguenti applicazioni postimpressionistiche. L'artista veneto resta legato alla pittura bolognese per una consonanza non solo di modi e di tecniche, ma anche di sensibilità e cultura.
Lomazzi ha insegnato disegno e storia dell'arte dal 1931 al 1973, dapprima nelle scuole statali dell'Emilia e Romagna, poi all'Istituto Magistrale di Belluno e infine, dal 1942 fino al pensionamento, all'Istituto Magistrale Don Antonio Fogazzaro di Vicenza. Autodidatta nell'incisione, inizia nel 1928 l'attività calcografica, che assume nel complesso della sua produzione artistica un'importanza particolare. Poco prima di morire ha lasciato al Museo Civico di Vicenza l'intero corpus della produzione incisoria, che conta oltre 200 lastre. Il segno delle sue incisioni, a differenza di quello della pennellata pittorica, possiede, nell'impegno dei temi trattati, un dinamismo aspro ed evocativo, che si rifà ai testi della protesta trattati dall'espressionismo storico. Come ha saputo cogliere Giorgio Trentin, l'autonomia creativa ed espressiva si sintetizza in Ernesto Lomazzi nella forza e nella profondità, nella costanza di una denuncia e di una condanna appassionate e commosse, delle condizioni di oppressione, di violenza, di umiliazione incombenti, quotidianamente, sulle genti in lotta per la redenzione e il riscatto, di una denuncia e di un atto di accusa degli aspetti pi sconvolgenti del dramma umano destinati a rivelarsi e a sussistere, quale elemento determinante e permanente della propria ricerca e della propria visione emotiva, anche in momenti apparentemente meno impegnativi come quelli legati alla descrizione di un paesaggio, o allo studio di un vaso di fiori rinsecchiti. Memorabili sono le incisioni ispirate alla Resistenza, al Vietnam, al Cile; documenti umani di elevata coscienza civile.

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