Città di Vicenza

07/04/2014

"Yerma", l'11 aprile all'Astra, ultimo appuntamento della rassegna "Siamo umani"

Ultimo appuntamento della stagione Siamo Umani al Teatro Astra di Vicenza, il progetto de La Piccionaia - I Carrara Teatro Stabile di Innovazione realizzato per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll. A chiudere il cartellone 13-14 del contemporaneo, venerdì 11 aprile (ore 21) andrà in scena “YERMA”, lo spettacolo prodotto da A.T.I.R. per la regia di Carmelo Rifici, che ha debuttato lo scorso giugno al Napoli Fringe Festival riscuotendo critiche entusiaste.
“YERMA” è un adattamento dell’omonimo dramma popolare scritto nel 1934 da Federico García Lorca – il suo secondo dramma e uno dei suoi lavori più intensi - e nasce da un lavoro pluriennale della compagnia milanese sulla vita e le opere del poeta e drammaturgo spagnolo.
Nella lingua corrente, yerma è un aggettivo che si usa per definire la terra e significa “arido, secco, inutile”. Ed è anche il nome che García Lorca scelse per la protagonista femminile di questo testo: una donna sposata con un uomo che non è quello che lei desidera veramente e che è stato scelto per lei dal padre. Ciononostante Yerma accetta di buon grado la sua condizione, sottomettendosi alle rigide regole sociali della Spagna degli anni ‘30. Vorrebbe dei figli, che suo marito però non vuole o non può darle. E così l’accettazione si trasforma in un dolore che ha il sapore del sopruso. “Io so che ho sete e non ho libertà”, dirà Yerma.
Alla domanda perché scegliesse soprattutto donne come protagoniste dei suoi testi, García Lorca rispondeva “perché le donne sono più passionali, più umane, più vegetali”. Tutto il teatro di Lorca ruota attorno a donne che diventano simboli: così è anche per Yerma, simbolo dell’incapacità di generare. Ma il dramma della sterilità diventa qui soprattutto il dramma della scelta: se cercare altrove la realizzazione del suo desiderio o restare fedele al marito, a qualunque costo.
Ed è proprio nella scelta che risiedono la bruciante contemporaneità di questo testo e l’urgenza della compagnia di metterlo in scena. A dettare la decisione di affidare la direzione ad un artista esterno, l’affinità delle scelte artistiche e poetiche del pluripremiato regista napoletano – già allievo di Luca Ronconi - con le atmosfere del testo e la volontà di dare, in un momento di forte individualismo sociale, un segno di trasversalità.
Sul palco tre straordinari interpreti - Mariangela Granelli, Maria Pilar Pérez Aspa e Francesco Villano - si moltiplicano nei panni dei personaggi dello spettacolo, grazie ai quali García Lorca tinge il dramma con quella comicità involontaria che ha poi fatto grande il cinema di Almodóvar. Un allestimento, quello di A.T.I.R., arricchito dalle scene originali di Margherita Baldoni, immerse nelle luci di Alessandro Verazzi e nelle musiche di Daniele D'Angelo.
Un tema, quello della maternità, che ancora oggi ha molto da raccontare. “Le donne di Lorca – spiega Carmelo Rifici - scontano con il dolore e la morte la pena di vivere in un mondo fatto per gli uomini. Yerma non è sterile, ma non può avere dei figli se sceglie di restare assieme a suo marito ed essergli fedele. Così come Lorca non poteva avere dei figli, pur desiderandoli, per aver scelto di vivere la sua omosessualità. Così come l’uomo e la donna contemporanei si trovano sempre più spesso a dover scegliere tra la famiglia e la precarietà del lavoro. Questa tragedia della scelta quotidiana, questa incapacità di creare portando avanti la propria morale, la propria sessualità o la propria professione, fa sprofondare l’essere umano in una solitudine infinita”.

A.T.I.R. arriva a “Yerma” a partire da una ricerca sulla figura del poeta, sulla sua vita e sulle sue opere, che ha radici profonde. Infatti, nel 2010 Serena Sinigaglia e A.T.I.R. insieme al Teatro Stabile di Sardegna mettono in scena “Nozze di Sangue” di Lorca in una riscrittura di Marcello Fois. Ed è la stessa Maria Pilar Pérez Aspa che, nello stesso anno, è autrice e interprete di “Federico”, un testo sulla vita di Federico García Lorca, sulle sue amicizie e sui turbolenti anni in cui visse e che in Spagna ebbero come tragica conclusione lo scoppio della guerra civile. Un’attrice che, secondo Rifici, “porta dentro di sé Lorca come un figlio e come un’ossessione. Lorca è il suo mondo di provenienza, è il suo atto di nascita, la sua colpa: non solo perché è attrice spagnola, ma soprattutto perché è una donna, come tanti personaggi femminili del poeta di Granada che hanno dentro di sé il dolore e la vita, mischiati, con l’inquieta sensazione che possano essere sinonimi. Pilar è donna di spiccata personalità che vive, come tante ancora oggi, il problema di non essere madre, se non delle proprie idee e delle proprie scelte, a cui manca però del coraggio per ammettere, come lo stesso autore sembra suggerire, che ‘la vita senza figli è la migliore’. Attraverso Lorca, Pilar compie un atto terapeutico: quel mondo, croce e delizia, serve a fare i conti con il passato, con le scelte, con le delusioni e i dolori, perché possa infine trasformarsi in sogno, in poesia”.

www.teatroastra.it

 

 

 

I biglietti (intero 13 euro, ridotto 11 euro, diritti di prevendita 1,50 euro) sono in vendita negli uffici del Teatro Astra dal martedì al venerdì con orario 9.30-13 e 15-18. Attiva la promozione per gruppi di min. 10 persone (10 euro) e per gli studenti delle scuole superiori (5,50 euro).

A partire dalle ore 20 è a disposizione del pubblico il parcheggio del Circolo Tennis in Contrà della Piarda (dopo il Teatro sulla sinistra). Data la capienza limitata, si consiglia di arrivare con anticipo. Prima e dopo lo spettacolo sarà attivo il punto di ristoro Equobar, con i suoi prodotti di caffetteria, pasticceria e snack equosolidali, biologici e a km zero.

Informazioni per il pubblico
Ufficio Teatro Astra
Contrà Barche 55
telefono 0444 323725, mail
info@teatroastra.it

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