Città di Vicenza

19/03/2014

“Un bès. Antonio Ligabue”, venerdì 21 marzo al Teatro Astra

Mario Perrotta racconta la vicenda umana e artistica del pittore

"Un bès... Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi". È con queste parole che Mario Perrotta, voce di spicco della nuova drammaturgia italiana, introduce il suo nuovo lavoro dal titolo “UN BÈS. ANTONIO LIGABUE”, dedicato alla vicenda umana e artistica, tra genio e marginalità, del grande pittore naif scomparso nel 1965. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Astra di Vicenza venerdì 21 marzo (ore 21) all’interno della stagione teatrale “SIAMO UMANI 13-14”, il progetto de La Piccionaia - I Carrara Teatro Stabile di Innovazione per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.
“Dammi un bacio”… Ma chi lo dà un bacio allo scemo del paese, ad un pazzo emarginato? “Il Matt”, era soprannominato Antonio Ligabue: uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, e allo stesso tempo un uomo profondamente segnato nel fisico e nella mente da un’infanzia di stenti, sporco e selvatico, trascinato da un carattere irascibile e violento e dai suoi atti di autolesionismo, sempre in bilico tra gli internamenti all'Istituto Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia e al Ricovero di mendicità di Gualtieri.
Ed è proprio questo stare al margine – condizione disumana e al contempo angolo privilegiato di osservazione - il punto di partenza di Mario Perrotta, autore ed interprete di questo monologo che lo ha visto collaborare con Paola Roscioli per la regia e con Riccardo Paterlini per la ricerca, e che gli è valso il Premio Ubu 2013 come Miglior Attore protagonista.
“Provo a chiudere gli occhi e immagino – spiega Perrotta. - Io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita, quella che so di avere vissuto, ma senza un bacio, Neanche uno. Mai. Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. E allora mi vedo - io, così come sono - scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. Ecco, questo m'interessa oggi di Antonio Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine - oltre il confine - là dove un bacio è un sogno, un implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l'uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell'umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l'anima: l'artista sapeva di meritarlo, un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava. Voglio stare anch'io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è il dentro e qual è il fuori”.
Così Perrotta ripercorre anche le inquietudini infantili che provocò in lui la visione del notissimo sceneggiato televisivo sull’artista naif. “Da bambino – conclude Perrotta - ho temuto gli occhi di Antonio Ligabue sgranati davanti alla telecamera. Ora, invece, ho capito che quegli occhi imploravano. E ho voluto guardare oltre, seguendo una personalissima e ancestrale attrazione per l'animale Antonio Ligabue, quella zona bestiale e pura che lui ha così tenacemente cercato nella sua opera, restituendola a noi con una violenza insuperata”.
Lo spettacolo affronta anche il tema del rapporto della comunità con il “diverso”, da tutti temuto e tenuto allontanato e, attraverso una nuova visione delle cose, una visione “folle” che mette a rischio gli equilibri di chi osserva, conduce a una modifica delle prospettive, fino al porsi della fatidica domanda: chi è davvero il pazzo?
Il lavoro costituisce la prima tappa di un progetto triennale – “Progetto Ligabue (2013 – 2015)” - sulla figura del pittore, appunto, e sul suo rapporto con i luoghi che ne segnarono l’esistenza e la creazione artistica: la Svizzera, dove nacque e visse fino ai 18 anni, il territorio di Gualtieri (RE), sulle rive del Po, e le sponde reggiane e mantovane dello stesso fiume, dove produsse gran parte dei suoi quadri e delle sue sculture.
“La piazza di Gualtieri compare raramente nei suoi quadri – conclude l’autore – ambientati più spesso nel paesaggio svizzero: il paesaggio mitico di un'infanzia e una felicità perduta. Era allora sulle rive del Po che Ligabue poteva separarsi dal mondo civile per ricongiungersi con il suo mondo interiore. Ed eccolo allora il mio Ligabue, non al centro della piazza, ma sempre periferico, sempre lungo i portici oppure fuori dal paese, nelle campagne, dove la crudezza dell'esistere e la natura selvaggia offrivano violenza sufficiente al suo immaginario pittorico. Eccolo, risputato in piazza da una piena del fiume e risucchiato tra la vegetazione da una secca delle acque. Eccolo, mentre si fa madre-natura masticando l'argilla del Po per impastare corpi e volti di terracotta. Eccolo mescolare tetti e casolari svizzeri con le felci del Po e, nel mezzo, la sua faccia, i suoi occhi di sbieco che saltano l'appuntamento col nostro sguardo, trapassandolo”.
Mario Perrotta attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore, è una delle voci di spicco della nuova drammaturgia italiana. Un teatro, il suo, che è riduttivo definire “di narrazione”, ma che è piuttosto un racconto corale animato da molte voci, autentiche e fantastiche, vere e verosimili, fra le quali si nasconde la traccia autobiografica dell’artista. Vincitore nel 2008 del Premio Città del Diario, assegnato in precedenza a Marco Paolini, Ascanio Celestini e Rita Borsellino
, grazie al progetto Cìncali, che racconta la Puglia, terra natale di Perrotta, a in un importante progetto di recupero delle memorie dei nostri migranti del dopoguerra. Nel 2009 con Odissea è invece finalista al Premio Ubu come miglior attore e riceve il Premio Hystrio alla Drammaturgia per il suo lavoro di riscrittura, che rinnova il fascino del poema omerico, portandolo vicino a noi in una lingua densa di umori. Un percorso artistico che l’ha portato nel 2009 a dare avvio al progetto Trilogia sull’individuo sociale, rilettura di tre classici di Moliére (Il Misantropo), Aristofane (I Cavalieri), e per ultimo, Flaubert (Bouvard et Péuchet), che gli è valsa il Premio Speciale Ubu 2011. Nel 2012 prende avvio il suo ultimo impegno “Progetto Ligabue”, una trilogia di cui la prima tappa, “Un bès. Antonio Ligabue”, gli vale il Premio Ubu 2013 come Miglior Attore protagonista.
Al termine dello spettacolo, Massimo Perrotta incontrerà il pubblico. Nel pomeriggio (ore 16.30) al Polo Giovani B55 condurrà invece un laboratorio con i partecipanti di “Fabbricateatro”, il corso di teatro curato da La Piccionaia.
I biglietti (intero 13 euro, ridotto 11 euro, diritti di prevendita 1,50 euro) sono in vendita negli uffici del Teatro Astra dal martedì al venerdì con orario 9.30-13 e 15-18. Attiva la promozione per gruppi di min. 10 persone (10 euro) e per gli studenti delle scuole superiori (5,50 euro).
Lo spettacolo sostituisce “Parkin’son” di Giulio D’Anna, annullato il 30 novembre 2013. Biglietti e abbonamenti già acquistati per quest’ultimo sono validi per l’ingresso allo spettacolo di Mario Perrotta.
A partire dalle ore 20 è a disposizione del pubblico il parcheggio del Circolo Tennis in Contrà della Piarda (dopo il Teatro sulla sinistra). Data la capienza limitata, si consiglia di arrivare con anticipo. Prima e dopo lo spettacolo sarà attivo il punto di ristoro Equobar, con i suoi prodotti di caffetteria, pasticceria e snack equosolidali, biologici e a km zero.
Informazioni per il pubblico
Ufficio Teatro Astra
Contrà Barche 55
telefono 0444 323725, mail

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