Città di Vicenza

22/01/2014

Bertoliana, la mostra "L'Aquila e il Leone: la battaglia dimenticata. Vicenza 1513"

A palazzo Cordellina, dal 25 gennaio al 9 marzo ad ingresso libero

Bulgarini, Pupillo, Franzina, Povolo

Dal 25 gennaio al 9 marzo Palazzo Cordellina (contrà Riale 12) ospiterà la mostra “L'Aquila e il Leone: la battaglia dimenticata. Vicenza 1513”. Documenti, libri, stampe del secolo XVI, provenienti dalle raccolte della Biblioteca Bertoliana e di diverse istituzioni culturali nazionali e straniere saranno esposti per raccontare l'importante battaglia della guerra della Lega di Cambrai, che il 7 ottobre 1513 si svolse nel territorio di Motta di Costabissara, a due passi da Vicenza.
Fu quando l’esercito veneziano, sotto la guida di Bartolomeo d’Alviano, cercò di ostacolare la ritirata dal Veneto delle forze imperiali. L’esercito dei collegati imperiali, comandato da Georg Von Frundsberg, Prospero Colonna e Ramon de Cordona, affrontò e batté sul campo le forze della Serenissima. I veneziani in rotta e in fuga cercarono invano riparo in città, ma furono massacrati sotto le sue mura, nel territorio compreso all'incirca tra le comunità di Creazzo e Costabissara: perirono in poche ore circa 4.500 fanti e cavalieri della Serenissima Repubblica.
La battaglia di Vicenza appartiene alle complesse vicende della Lega di Cambrai contro l’espansionismo in terraferma della Repubblica di Venezia e si inserisce nel più ampio contesto della crisi del mondo medioevale e della nascita dello stato moderno.
Il Cinquecento fu infatti il secolo dei rivolgimenti politici e dell’affermazione delle grandi monarchie europee attraverso la guerra, che assunse caratteri di brutalità inusitata. Tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, l'Italia divenne campo di battaglia degli eserciti degli stati stranieri in lotta per la supremazia in Europa. Anche Vicenza, con il suo ceto dirigente e la sua popolazione, fu sconvolta dagli avvenimenti europei. Le “grandi guerre italiane” coinvolsero e devastarono il Vicentino, tra il 1509 e il 1516, con violenze e saccheggi, seminando distruzione e povertà tra la popolazione.
L'esposizione è stata presentata stamattina a Palazzo Cordellina dal vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci, dal presidente della Biblioteca Bertoliana Giuseppe Pupillo, dal presidente del comitato scientifico della mostra Claudio Povolo, e, per la Regione Veneto, che insieme alla Fondazione Cariverona ha sostenuto finanziariamente il progetto, il capo di gabinetto dell'assessore Roberto Ciambetti, Antonio Franzina.
Quando si dice che le biblioteche sono 'granai dello spirito' o templi laici della democratizzazione del sapere, quindi delle agenzie di democrazia – ha dichiarato Bulgarini d'Elci –, penso proprio a un lavoro come questo fatto dalla Bertoliana. Le biblioteche non sono infatti solo posti in cui si va per studiare o per fare ricerche, ma anche soggetti capaci di rivolgersi alla società e di illuminare pagine della storia della città e delle sue idee. In questo specifico caso raccontandoci una battaglia dimenticata e offrendo elementi di conoscenza ai cittadini, sollevando il velo su un fatto dimenticato, eppur così interessante, e meritando quindi un plauso particolare”.
La mostra trae origine da una riflessione sull'uso di palazzo Cordellina – ha spiegato Pupillo –, che da quando è aperto è stato ed è tuttora oggetto di numerose richieste per svariate forme di manifestazioni, soprattutto mostre. In parte le abbiamo accontentate, ma vogliamo anche mettere in mostra e valorizzare il patrimonio della biblioteca stessa, attraverso le esposizioni. Di qui la ricerca in Bertoliana di materiale che potesse celebrare il 500° della battaglia del 1513, cui abbiamo affiancato anche un ciclo di nove conferenze sul contesto storico”.
Definiamo 'dimenticata' questa battaglia – è entrato poi nel merito Povolo - perchè nel complesso della Lega di Cambrai è un episodio marginale, tuttavia significativo, perchè si colloca in uno scenario politico e bellico, europeo e italiano, in forte cambiamento, sia a livello politico che militare”.
Il Cinquecento segna nel mondo un cambiamento epocale – ha aggiunto Franzina accompagnato da una riorganizzazione violenta, e con un silenzio paradossale su questa battaglia. Le guerre infatti possono anche essere manipolate nel ricordo o fatte cadere nell'oblio, come nel caso di questo evento bellico, che determinò un'autentica strage, come del resto accade in molti casi anche nell'era attuale. È dunque una mostra che pone tanti temi di riflessione contemporanei”.
La mostra “L'Aquila e il Leone: la battaglia dimenticata. Vicenza 1513” è curata dalla Biblioteca Bertoliana e sostenuta con contributi della Regione Veneto e della Fondazione Cariverona, mentre il progetto di allestimento è stato realizzato da Mauro Zocchetta, professore dell'Accademia delle Belle arti di Venezia. è supportata da un comitato scientifico composto dai professori Claudio Povolo, Luciano Pezzolo e Mauro Zocchetta dell’Università di Venezia, Guido Beltramini del Cisa, Elena Filippi dell’Alanus Hochschule für Kunst und Gesellschaft di Alfter, Giorgio Lotto e Laura Sbicego della Biblioteca Civica Bertoliana. L’esposizione affronta da più angolature l'episodio militare, a partire dalla ricostruzione storica, e, in un’ottica interdisciplinare, ne analizza le premesse culturali, storiche e militari, inserendolo nel più ampio contesto europeo di formazione degli stati nazionali.
Tre i nuclei tematici in cui verranno esposti i documenti archivistici, bibliografici, iconografici e cartografici della mostra: i protagonisti, il fatto d’arme, una nuova imago urbis.
La prima sezione presenta i protagonisti delle guerre cambraiche e della battaglia di Vicenza, quelli politici così come i comandanti in campo, unitamente alle cause del conflitto. A partire dalle rappresentazioni del Leone marciano e dell’Aquila imperiale verranno “mostrati” la Serenissima e l’Impero attraverso il modo in cui celebravano se stessi e il potere. I ritratti dei protagonisti militari verranno tratteggiati attraverso incisioni, memorie storiche ed encomiastiche coeve.
La seconda sezione ricostruisce l’episodio militare presentando i fatti e i luoghi attraverso incisioni, carte geografiche, documenti d’archivio, cronache coeve sia vicentine che di parte imperiale e veneziana e, infine, le armi bianche in uso. Il fatto d’armi sarà inserito nel contesto storico-culturale del tempo, evocato attraverso incisioni e opere a stampa, che illustrano l’onore cavalleresco e il mestiere delle armi, così come l’arte della politica e della guerra.
La terza sezione mostra gli esiti dell’evoluzione del mestiere delle armi a partire dall’introduzione dell’artiglieria pesante e di nuove tecniche d’assedio, le quali concorsero a ridisegnare le mura di molte città attraverso l’adozione della fortificazione alla moderna.
In particolare, le Lettere storichedi Luigi da Porto apriranno e chiuderanno il racconto della mostra insieme ad alcune cronache coeve, tra cui quella del padovano Francesco Buzzacarini, testimone filo-imperiale, in prestito dalla Biblioteca civica di Padova. A quattro armi in asta provenienti dal Museo Bottacin, è affidato il compito di mostrare la durezza e la ferocia della “cattiva guerra” (Guicciardini), che caratterizzò le campagne militari tra ‘400 e ‘500. Una straordinaria rastrelliera di 120 lance riproduce un fronte di lance del tempo, così come la riproduzione in grandi dimensioni (920x920 cm) della battaglia della Motta incisa da Leonhard Beck intorno al 1516, mettono il visitatore al centro del fatto d’arme, cogliendone tutto l’orrore.
In preparazione a questa esposizione nel recente periodo autunnale la Bertoliana, in collaborazione con il Centro internazionale architettura Andrea Palladio, ha inoltre già concluso un ciclo di conferenze: nove incontri tenuti da studiosi e specialisti di arte militare, di storia locale, storia dell’arte e della lingua e della letteratura, che hanno tracciato il profilo del potere e degli eserciti, della società e della cultura agli inizi del Cinquecento e raccontato di Vicenza negli anni in cui, divisa tra adesione all'impero o alla Repubblica Veneta, pose le premesse al proprio destino di città rinascimentale.
La mostra sarà aperta dal 25 gennaio al 9 marzo ad ingresso libero e sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

 

 

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